Faenza, stop alle attività dei volontari che prestano servizio per il Comune

Orologio della torre fermo da minimo due settimane, fontana monumentale sporca, parchi con rami secchi e rifiuti che nessuno raccoglie, conferendo un aspetto trasandato.
A questi e altri problemi, segnalati dai cittadini c’è a monte una motivazione: sono momentaneamente sospese le attività svolte dai volontari che vi provvedevano.
«Li abbiamo ritirati – conferma l’assessore Massimo Bosi – per metterli al riparo da eventi accidentali potenzialmente pericolosi, siamo comunque in attesa di ripristinarli dando una nuova regolamentazione alla materia, probabilmente entro fine anno».
Si è infatti verificata un’esposizione dei volontari a rischi e pericoli durante le loro attività: utilizzo di attrezzi comunali con i quali ci si può fare male, operazioni in luoghi che possono configurarsi come fonte di infortuni, in caso dei quali vi sarebbero responsabilità, seppure indirette, da parte del Comune. Non sarebbe sufficiente un’assicurazione.
La questione è emersa dopo la richiesta di condanna avanzata dalla Procura per due dirigenti dell’Unione della Romagna Faentina, la responsabile pro tempore del settore Demografia, relazioni con il pubblico e innovazione tecnologica, e la collega a capo del settore Lavori pubblici. L’accusa, lesioni colpose gravi, è riferita ad un incidente avvenuto pochi mesi prima delle elezioni amministrative del 2020 in un magazzino comunale, dove erano stoccati elettorali in vista dell’esposizione nelle varie aree della città. Prima però, serviva una pulita. Ed è stato proprio durante le operazioni di lavaggio con l’idropulitrice che due impiegati, nel pomeriggio del 6 agosto di quattro anni fa rimasero feriti. Uno di loro di loro uscì con le sue gambe, l’altro invece in barella, dopo essere stato estratto dalla catasta di ferro crollatagli addosso. L’infortunio sul lavoro gli costò oltre sei mesi di prognosi.
Il caso riguarda dipendenti comunali, ma può verificarsi anche nel caso di volontari che utilizzano attrezzi del Comune o impegnati in operazioni inluoghi di proprietà comunale. Vi sarebbe quindi un’esposizione a responsabilità da parte dei dirigenti dei settori ove si verifica un eventuale incidente.
Per superare l’impasse che non riguarda tipologie di volontari in scuole o altri luoghi ritenuti più sicuri «stiamo cercando una formula – ha riferito Bosi – che potrebbe essere quella di convogliare i volontari in un’unica associazione che abbia una propria autonomia. Della questione si sta interessando anche la Regione che potrebbe emanare una disposizione in merito». F.D.