Faenza, nuovo servizio di ispezione degli argini in difesa della città

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In seguito agli eventi alluvionali del 2023 e del 2024 e alle continue sollecitazioni cui sono stati sottoposti i corsi d’acqua cittadini, l’Amministrazione comunale ha avviato un servizio di ispezione e monitoraggio degli argini a difesa dell’ambito urbano, con l’obiettivo di «portare avanti un’azione di prevenzione, dove necessario, e di acquisire un quadro puntuale delle eventuali criticità emerse dopo anni di piene e allerte meteo, nel segno della massima tutela della popolazione».
Per gestire i nuovi scenari e programmare eventuali interventi mirati di messa in sicurezza, il Comune ha disposto un servizio tecnico di indagine e caratterizzazione delle sezioni che potrebbero risultare vulnerabili degli argini, lungo un tratto di circa 12 chilometri compreso tra il quartiere Orto Bertoni e il depuratore di Formellino. L’incarico è propedeutico alla predisposizione dei Documenti di indirizzo alla progettazione (Dip), necessari per sviluppare progetti di dettaglio sugli interventi di consolidamento e prevenzione del rischio idrogeologico. L’incarico è stato affidato allo studio tecnico Enser.
Il lavoro si svilupperà in due fasi. La prima prevede una ricognizione complessiva dello stato degli argini, con la raccolta della documentazione esistente e nuove verifiche sul campo. Saranno effettuati sopralluoghi lungo l’intero tratto urbano del Lamone, durante i quali verranno individuati i punti più fragili attraverso osservazioni dirette, fotografie (anche con l’ausilio di droni), rilievi Gps e misurazioni fisiche delle deformazioni presenti. Tutti i dati raccolti saranno integrati con rilievi geometrici e indagini geofisiche già disponibili, così da elaborare un quadro preliminare e omogeneo della vulnerabilità dell’intero sistema arginale.
La seconda fase entrerà maggiormente nel dettaglio dei tratti ritenuti più a rischio, a partire da quello prospiciente il quartiere Orto Bertoni. In questo caso verranno svolte indagini geognostiche mirate, con sondaggi, prelievi di campioni e prove di laboratorio per conoscere a fondo le caratteristiche geotecniche del terreno. Sulla base di queste informazioni sarà quindi possibile costruire modelli di simulazione avanzata e condurre studi di stabilità, in grado di restituire un quadro preciso delle condizioni di resistenza degli argini e delle eventuali necessità di intervento.
«I risultati di entrambe le fasi saranno condivisi con la Protezione Civile e costituiranno un passaggio fondamentale per la definizione dei progetti futuri - si specifica dal Comune -. L’obiettivo è duplice: da un lato rafforzare la sicurezza degli argini del Lamone e ridurre il rischio di nuove esondazioni, dall’altro fornire strumenti concreti per pianificare azioni di prevenzione più efficaci a tutela delle aree urbanizzate di Faenza».
«Dopo le ferite lasciate dall’alluvione del 2023 e il nuovo scenario nel quale ci troviamo a operare – afferma il vicesindaco Andrea Fabbri – dobbiamo dotarci di strumenti adeguati ad avere consapevolezza dello stato di salute degli argini, a fronte della maggiore frequenza delle piene e delle sollecitazioni cui oggi sono sottoposti rispetto al passato. Grazie all’accordo con la Regione e ai contributi dei Comitati che operano nel ‘Tavolo fiumi’, siamo riusciti a ottenere le risorse necessarie per ulteriori indagini e verifiche sugli argini in area urbana. Nonostante i lavori già realizzati dopo le alluvioni, è chiaro che oggi, con le continue sollecitazioni del fiume Lamone, gli argini debbano essere monitorati costantemente e vada sempre verificato il loro stato strutturale per garantire l’assenza di criticità. Queste indagini rappresentano un passaggio fondamentale: ci permetteranno di disporre di dati certi e scientificamente aggiornati sulle situazioni di vulnerabilità e di pianificare con cognizione di causa interventi di consolidamento e prevenzione, sollecitando gli Enti preposti a intervenire non in modo generico, ma puntuale e ponderato. La sicurezza dei cittadini e la tutela del territorio vengono prima di tutto, e questo lavoro è un ulteriore tassello su cui costruire una Faenza più protetta e resiliente». M.S.