Faenza, massaggi hot al centro olistico: "Ma era filosofia, mica sesso"

Faenza

Il centro massaggi si chiamava Sahasrara, come il settimo chakra, quello che nella tradizione yoga collega l’uomo all’energia universale, ma le attività messe in pratica all’interno sarebbero state ben più terrene, almeno secondo quando sostiene il sostituto procuratore Cristina D’Aniello, titolare del fascicolo che vede imputati per sfruttamento della prostituzione i due proprietari dell’appartamento che ospitava il centro olistico e la persona che lo aveva in gestione. Eppure, stando alle testimonianze di tre clienti che nell’autunno del 2019 si erano recati al Sahasrara dopo aver notato un annuncio su internet, le sedute dei massaggi, della durata di circa 50 minuti, si dividevano in due momenti: prima la parte “tantrica”, su tutto il corpo, poi, negli ultimi dieci minuti, il passaggio alla pratica “Lingam”, da eseguire toccando le zone intime del cliente. E l’esito, spesso, era il completo appagamento dei sensi, o almeno così è stato per i tre testimoni chiamati a deporre ieri mattina. In aula i racconti si sono spinti fin nei dettagli, nella necessità rimarcata dall’avvocato Enrico Ferri, che assiste una degli imputati, di distinguere «tra masturbazione e massaggio». Un discrimine che può essere molto sottile, ma che all’interno del processo farà la differenza. Una testimonianza diretta di come funzionassero tali pratiche è arrivato da una giovane massaggiatrice di origini pugliesi, per soli tre giorni in prova nel centro prima che il vaso venisse scoperchiato nel gennaio 2019 dalla Squadra anticrimine del Commissariato manfredo. «È un tipo di massaggio molto dolce – ha spiegato – e va a ripristinare gli equilibri energetici. Non è la classica masturbazione, ma l’esplosione poteva capitare». Tutta una questione di “manualità”, insomma. Ma per la donna, che ha riassunto le direttive ricevute dall’uomo a cui faceva riferimento, anche lui imputato e difeso dall’avvocata Antonella Basanisi, nel centro non si sarebbero svolte attività illecite: «Avevamo una black list di clienti maleducati, che chiedevano prestazioni sessuali o volevano dare soldi – ha spiegato la donna –. Ma ci veniva sempre detto che non bisognava fare nulla oltre ai massaggi: si trattava di filosofia tantrica».

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