Faenza. Masoni, il sindaco ribelle tra duelli e guerra alle bici

Faenza

Il prossimo dicembre ricorre il centenario della morte di Giuseppe Masoni, controverso uomo politico faentino (di estrazione mazziniana) che fu sindaco solo facente funzioni perché rifiutò il giuramento al Re. Insieme al suo successore Gallo Marcucci - di pensiero cattolico, leader dell’Estrema, la sinistra di allora - sono i sindaci del passaggio dal XIX° al XX° secolo. Entrambi sono ricordati in due vie cittadine. Di loro si è continuato parlare per decenni in virtù di episodi che sono testimonianza di quanto il mondo si sia evoluto in un secolo, in particolare a livello politico e nei trasporti. Basti pensare che mentre oggi Repubblicani e Sinistra governano insieme, all’epoca si arrivò perfino ad una sfida a duello. Altro episodio fu la battaglia intrapresa da Masoni contro le biciclette che lo contrapposero ad Alfredo Oriani, convinto estimatore di un mezzo attualmente “glorificato” per i suoi risvolti ambientali e salutistici. Pur essendo rimaste poche tracce di Repubblicani a Faenza, c’è chi ritiene doveroso commemorare la figura “ribelle” del sindaco Repubblicano. Venuto a conoscenza dell’anniversario, l’assessore Massimo Bosi non esclude di ricordarlo ufficialmente: «Lo segnalerò al consiglio comunale» afferma.

Il duello

Masoni e Marcucci per porre fine ad una diatriba in seguito allo svolgimento delle processioni in città, dopo un lungo botta e risposta sui giornali in campagna elettorale, ricorsero alle armi e fu scelta la sciabola. Marcucci si sentì offeso personalmente da affermazioni comparse sulle pagine de “Il Lamone” (diretto da Masoni), quindi per lavare l’onta, non essendogli stata concessa la ritrattazione, chiese di dare la parola al ferro. Il duello avvenne nel 1889. Masoni era decaduto e Marcucci già eletto sindaco dopo di lui. I contendenti si ritrovarono in località Villa Agnesina (ora Hospice) con tanto di avvocati, testimoni e medici. La contesa seguì le regole del “Tribunale del gentiluomo” mai formalizzato, ma accettato, che prevedeva di affidarsi alla forza e all’abilità per risolvere contenziosi d’onore, gelosia o oltraggio. Il bollettino n.37 della Biblioteca Manfrediana riporta la vicenda. Arrivati sul posto l’obiettivo era di infilzarsi senza ritegno. Sennonché al secondo assalto Masoni riportò ferite all’orecchio e al dorso della mano sinistra, sufficienti a fare intervenire i medici, i quali dichiararono chiuso lo scontro. I due ritennero risolta la questione e si strinsero addirittura la mano.

L’ordinanza contro le biciclette

In un secolo di storia anche la considerazione per le due ruote è molto cambiata. Il sindaco Masoni, in carica nel 1884, quando l’uso del mezzo cominciava ad essere diffuso, emise un’ordinanza che ne vietava l’ingresso in città. Per lui le biciclette erano «cavalli di ferro anarchici, sovversivi e ladri». Tale posizione scatenò accese proteste e manifestazioni che videro in prima linea Alfredo Oriani, autore del volume “La Bicicletta” pubblicato da Zanichelli nel 1902, opera pionieristica a celebrazione di questo mezzo oggi apprezzato da tutti.

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