Faenza, le tartarughe in ceramica realizzate per Maurizio Costanzo

«Spero di tenerle compagnia ancora per molto». Purtroppo così non sarà. Quelle parole le aveva scritte un paio di mesi fa Maurizio Costanzo, il giornalista e conduttore tv morto venerdì all’età di 84 anni, in una lettera indirizzata a Maria Laura Caranti, ceramista nativa di Conselice e che oggi vive e lavora a Faenza. Alcune righe in risposta al desiderio dell’artista di rivederlo presto in televisione. I due, peraltro, erano legati da una passione comune, anzi fuori dal comune: un amore folle per le tartarughe. Costanzo ne aveva in collezione oltre 5mila pezzi, un po' di tutti i materiali.
Dalla ceramica al vetro, passando per il legno, i tessuti, il metallo e qualsiasi altro supporto potesse essere modellabile.
“La Caranti” - che è anche il nome del laboratorio faentino in cui produce e vende le sue opere - ne ha avuti oltre 150 esemplari, veri, e oltre duemila riproduzioni in collezione.
Poi arriva l’incontro, dopo che la ceramista ebbe l’occasione di leggere “La strategia della tartaruga”, un libro scritto da Maurizio Costanzo che è una sorta di manuale di sopravvivenza, un vademecum su come reggere agli assalti del tempo e dei sentimenti.
E così una decina di anni fa l’artista faentina ne produce un esemplare in ceramica raku che riesce a portare direttamente a casa del conduttore tv più famoso di sempre.
«Un’emozione indescrivibile – ricorda Maria Laura Caranti –. Mi ha accolto con molta gentilezza ed è stato contentissimo di poter aggiungere il mio pezzo alla sua collezione. In quell’occasione, ancor prima di iniziare a parlare della nostra insolita passione, mi ha omaggiato di una delle sue tartarughine che offre agli ospiti in un vassoio come fossero dei cioccolatini. In realtà mi spiegò che per lui erano dei portafortuna, sia per chi li riceveva che per lui che li donava. Ne fui onorata e la custodisco gelosamente».
Negli anni successivi la ceramista ha realizzato per lui altre opere, che poi ha sempre portato nel suo studio romano. Costanzo le ha sempre tenute in bella mostra, nei ripiani della libreria o nei tavoli che utilizzava. E infatti è capitato spesso di vederle apparire in qualche spezzone dei suoi programmi o delle sue interviste.
Del resto Costanzo le tartarughe non solo le amava e collezionava, ma le ammirava anche. Al punto di sperare di essere diventato come loro, come spiegò simpaticamente una volta: «Continuo a provare invidia per la loro capacità di ritrarsi e mettersi nel guscio, in sicurezza. La tartaruga corre dei rischi solo se si ribalta o viene ribaltata. L’uomo corre dei rischi da quando nasce».
La tartaruga piaceva a Costanzo perché va per i fatti suoi e il suo guscio la protegge dal mondo. Vive a lungo, testarda e forte, obbligata dalla natura a cavarsela da sola. Essere tartaruga, vivere da tartaruga, ha aiutato il più famoso anchorman italiano a resistere cinquant’anni nella giungla del giornalismo.
E anche a tagliare il traguardo dei 40 anni dell’omonimo programma televisivo, il Maurizio Costanzo Show, per l’occasione tornato allo storico Teatro Parioli di Roma. Talmente importante che ieri sul feretro la famiglia ha scelto di mettere la sua cartellina personale, col brand del quarantennale di quel successo.
Ma quel logo lo aveva scelto anche la Caranti qualche mese prima per realizzare l’ultima tartaruga che poi ha donato al conduttore del talk show.
«Ho realizzato quella scultura come tributo al suo prolungato successo – racconta la ceramista – però in quell’occasione ho preferito spedirgliela perché ero impossibilitata a muovermi. Quella della sua scomparsa è stata una notizia terribile, anche per chi come noi, amanti delle tartarughe, sa cosa vuol dire avere delle belle corazze».