Faenza, lavori di ricostruzione del ponte di Monte Coralli

Faenza

È stato approvato il progetto esecutivo per i lavori di restauro e risanamento conservativo del ponte su rio Pideura in via Monte Coralli: il costo complessivo dell’intervento ammonta a 250mila euro, di cui 217.645 sono finanziati tramite fondi Pnrr.

Il ponte, realizzato originariamente nel 1891, presenta non pochi problemi fin dalla sua nascita.
Famiglie e aziende isolate
Il 10 marzo del 2013 una spalla dell’infrastruttura cedette per il continuo maltempo, lasciando isolate una trentina di persone e aziende agricole insediate in zona e determinando un franamento del terreno.
Da allora per attraversare il rio Pideura è necessario servirsi del ponte Bailey in ferro che fu costruito a tempo di record dopo il disastro.
Eppure anche questa soluzione, concepita come temporanea ma ormai prossima a compiere il decennio di vita, ha già iniziato a mostrare i segni del passare degli anni: rimasto chiuso per consentire interventi di manutenzione tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, il ponte sostitutivo presenta fondazioni che vengono giudicate «vulnerabili a un eventuale franamento dei muri d’ala». Nel 2021 sono stati eseguiti sul ponte vari sopralluoghi, con tanto di rilievo con laser scanner, che hanno permesso di evidenziare, per i muri d’ala di destra e di sinistra, «vistose fessurazioni di diversi centimetri di spessore, fino a 7-8, con zone in cui parte della parete risulta traslata e ruotata rispetto alla restante parte».
Problemi di sicurezza
Insomma, la situazione non sarebbe affatto sicura dal punto di vista della tenuta della struttura. Nel documento con cui l’Unione della Romagna faentina ha approvato il progetto si spiega anche il perché: «Le cause sono da ricercare nelle forti spinte del terreno che possono subire un significativo incremento in situazioni di intensi e prolungati periodi di piovosità con potenziale crollo improvviso dei muri d’ala e quindi la probabile interruzione del collegamento stradale soprastante».
È ormai evidente come il ponte Bailey, che poggia sul manufatto di fine Ottocento, non possa rappresentare più che un accomodamento di fortuna e che la questione vada risolta intervenendo in maniera risolutiva sull’infrastruttura principale. Per arrivare a questo obiettivo, Palazzo Manfredi ha dovuto attendere 10 anni, cogliendo le opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il progetto di recupero
Gli interventi principali sul ponte saranno di quattro tipi. Il progetto prevede l’esecuzione di tiranti di ancoraggio, collegati ai paramenti murari tramite travi metalliche che andranno a formare un reticolo esterno di supporto. In programma anche il ripristino superficiale di porzioni di struttura ammalorate e la realizzazione di quattro nuove travi di fondazione, da posizionare a fianco di quelle già esistenti. In cima a ogni muro d’ala sarà costruita una canalina di raccolta delle acque, per limitare il più possibile la filtrazione all’interno dei terrapieni. M.D.

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