Faenza, la Donazione dei ceri: apre la stagione del Palio

Pomeriggio di festa ieri in omaggio alla patrona della città, la Madonna delle Grazie. Con le celebrazioni si è tornati a respirare quell’aria di Palio che caratterizza l’identità dei faentini. Il rito della Donazione dei ceri alla Beata Vergine, a cui si è assistito, segna infatti l’apertura delle “ostilità” tra i rioni, il periodo più atteso e vibrante di emozioni dell’anno per i faentini.
La cerimonia è stato il momento culminante dei festeggiamenti nelle piazze intorno alla cattedrale, dove alle 18 è stata celebrata la messa della “Donazione”. I cortei dei cinque rioni e del Gruppo municipale si sono ritrovati alle 17.30 in piazza Nenni per muovere in corteo verso il Duomo: una parata carica di suggestioni, cadenzata nelle coreografie, giunta davanti al sagrato dove, prima di entrare in chiesa, i figuranti si sono schierati in attesa dell’accoglienza da parte del vescovo, mons. Mario Toso.
Questa la composizione di ogni delegazione: un tamburino, due sbandieratori, un porta-cero, due notabili, un porta-gonfalone, due armati, un cavaliere, non necessariamente colui che correrà le giostre, e il capo rione. Il Gruppo municipale, che non dispone del cavaliere, si è presentato con tre chiarine, cinque tamburini, un porta-gonfalone, un porta-cero, il reggente del Gruppo municipale, il podestà della giostra, un notabile, quattro armati, tre rotellini e il maestro di campo.
Una volta deposte le armi i drappelli hanno solennemente percorso la navata centrale disponendosi ai lati dell’altare maggiore. Durante l’offertorio, i porta-ceri sono stati chiamati dal maestro di campo e, affiancati dai capi rione, hanno donato il grande cero recante lo stemma rionale: un gesto ieratico, denso di valori sacri a rimarcare la devozione alla Madonna e a chiedere protezione nelle sfide ormai prossime.
Una devozione visibile nei volti commossi dei figuranti, nella loro gestualità solenne, rinvigorita dai costumi indossati orgogliosamente e dalle atmosfere liturgiche del momento.
Al termine della messa il Palio raffigurante San Pietro e dipinto quest’anno dall’artista forlivese Massimo Sansavini, è stato mostrato alla popolazione dall’alto del sagrato a cura del vescovo, del sindaco e del Gruppo municipale.
Per il secondo anno si è potuto assistere alla Benedizione dei cavalieri, un rito che rafforza il legame tra aspetti religiosi e competitivi. La cerimonia religiosa ha visto anche un’altra novità: la lettura da parte dei rappresentanti di ogni rione di una specifica “preghiera dei fedeli“.
Il drappo resterà esposto presso la Cappella della Beata Vergine delle Grazie fino al 22 giugno quando alle ore 16 uscirà dalla Cattedrale per essere portato in corteo al campo della giostra e successivamente consegnato al cavaliere e al rione vincitore, sempre dal vescovo sul sagrato del Duomo. In serata nelle sedi rionali si è svolta la “Cena dei ceri” che nello stile delle cene propiziatorie di giugno, segna l’avvio di una nuova stagione di palpiti rionali, di gloria conquistata o perduta.