Faenza, la collina e il grido di aiuto: “Non riusciamo a togliere i detriti per rientrare in casa”

Faenza

Sono i giorni della pulizia a Faenza e in collina. Anche ieri volontari e personale di varie associazioni si sono dedicati a liberare da fango e detriti strade, case e scantinati nella zona di via Cimatti e aree limitrofe. Il grosso degli aiuti si è concentrato sulla città e qui si sta seguendo il copione ormai collaudato nelle precedenti alluvioni: alla pulizia seguiranno verifiche di stabilità, abitabilità, smaltimento rifiuti, bonifica.

Ma vi sono situazioni nelle periferie dove non sempre le forze d’intervento sono così organizzate. Appelli vengono infatti lanciati da residenti a Marzeno, Zattaglia e nelle campagne di via Corleto, Saldino dove l’alluvione ha inciso, ma gli aiuti sono più lenti. «Siamo anziani e abbiamo bisogno di qualcuno per rimuovere i detriti e poter rientrare in casa»: questa la richiesta proveniente da Zattaglia, zona campo sportivo.

Simili inviti a intervenire provengono inoltre da Marzeno, da residenti in case isolate o abitanti in comparti di cui si è parlato poco ma che hanno subito disastri rilevanti. Si perché le tracimazioni hanno colpito un po’ a macchia di leopardo: l’alluvione ha interessato campi e case per poi rientrare non appena il livello si è abbassato nei fiumi e nei canali.

Insomma gli allagamenti sono stati spesso veloci, ma sufficienti a provocare danni, come nelle campagne di Riolo Terme. «Gli orti di Rivola allagati, il lungo fiume di Isola devastato, case invase dall’acqua, I laghetti della pesca sportiva sommersi per la quinta volta in 16 mesi, e poi terreni e coltivazioni compromesse in circa 30 ettari tra il ponte della Chiusa e le Terme», spiega un abitante.

Nel brisighellese resta chiusa la provinciale 302, sette chilometri oltre Fognano: si lavora per sgomberare la strada ed effettuare necessarie verifiche. Marradi e le frazioni di San Cassiano e San Martino sono irraggiungibili per chi proviene da valle.

Sussiste inoltre il problema ambientale, oltre al contenuto dei fanghi rimossi che dovrà essere analizzato: a San Pier Laguna sono visibili in un canale di scolo sostanze oleose dense e puzzolenti. Chi transita si chiede se sono collegate all’alluvione.

Comitati e cittadini nutrono sospetti sulla mancata rimozione del legname dai fiumi, lo stesso che ha causato i tappi ai ponti e facilitato gli straripamenti dagli argini. «Dove è stato tagliato, la rimozione non sarebbe avvenuta dappertutto contestualmente alla pulizia, ma solo dove è facile l’accesso – dubitano alcuni –. In tanti casi poi il legname sarebbe stato lasciato sul posto in attesa di una rimozione programmata e affidamento a ditte specializzate per la trasformazione in biomasse. Oppure si è pensato ad un deterioramento naturale, che comunque necessita di tempi piuttosto lunghi».

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