Faenza, Isola, Mattarella e i sindaci in prima linea: "Ci abbiamo messo la faccia, non dimenticate la Romagna" - Gallery

Faenza

Con la fascia tricolore rappresenta la città di Faenza, ma quando inizia il suo discorso lo fa anche a nome degli altri 107 sindaci romagnoli seduti nella sala del Consiglio comunale manfredo per accogliere il presidente della Repubblica: una giornata storica che il primo cittadino Massimo Isola ha voluto suggellare con parole che hanno ripercorso il racconto di «ore apocalittiche», passate «come Davide contro Golia lottando contro un nemico più forte», l’acqua. Con la sua voce parlano tutti i sindaci: «Noi ci abbiamo messo la faccia - dice - e siamo stati i capri espiatori della cittadinanza lacerata, ma abbiamo cercato di mantenere la barra dritta, in prima linea ad agire e soffrire senza poter piangere. Lo dico con la coscienza pulita - prosegue - perché abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare». Un’autodifesa contro le polemiche di chi lamenta una scarsa attenzione al territorio da parte delle amministrazioni locali, che in queste settimane hanno colpito anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Ma per arrivare all’obiettivo della ricostruzione Isola è convinto che occorra superare gli steccati ideologici e «mantenere stretta la filiera istituzionale, Comuni, Regione e Stato». In questo senso, una novità importante arriva per bocca dello stesso Isola: «Il governo ha invitato una delegazione di sindaci e Regione per costruire insieme un piano operativo. Era quello di cui avevamo bisogno» e che veniva richiesto da giorni. Le tensioni politiche tra partiti non vengono mai dichiarate esplicitamente ma serpeggiano da settimane nelle retrovie dei palazzi, come dimostra anche il ritardo accumulato nella nomina del commissario straordinario che dovrà gestire la fase della ripresa. L’appello del sindaco di Faenza a Mattarella è quindi accorato: «Dalla Repubblica abbiamo avuto risposte - dice -, le abbiamo cercate spesso gridando. Lottiamo, ma senza lo Stato non sarà sufficiente. Ora siamo qui, resistenti, ma abbiamo paura di essere dimenticati».

Dimenticati da una politica che, è inutile nasconderlo, si esibisce troppo spesso in ciniche giravolte, ma anche dai media nazionali, sempre di fretta in toccate e fughe su Comuni di cui faticano a ricordare i nomi. Ecco perché per Isola è stato importante rimarcare, questa volta di fronte al capo dello Stato, l’elenco delle necessità: «Abbiamo bisogno di risorse, risorse, risorse - scandisce tre volte -. Che siano trasparenti e veloci. E poi abbiamo bisogno di progetti specifici, immediati, per la pulizia totale degli alvei fluviali,per la ricostruzione di ponti e strade. Servono progetti grandi, di sistema, perché i fiumi, dall’Appennino all’Adriatico, non conoscono confini amministrativi». Gli stessi concetti sono stati ripetuti da Bonaccini: «Da emiliano - ha detto rivolgendosi a Mattarella - la Romagna è anche mia. È anche sua, presidente, e di tutto il Paese. La ricostruiremo anche per il senso di responsabilità che dobbiamo a chi ci ha preceduto e l’ha resa grande».

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