Faenza, il risveglio e la rabbia: "Ci avevano detto che era tutto ok, abbiamo perso tutto" VIDEO

Faenza

Ci sono almeno due costanti in molti dei residenti del Borgo evacuati dai Vigili del Fuoco nella giornata di ieri: da un lato lo spaesamento per essere stati catapultati in una situazione surreale, dall’altro la rabbia. Perché non sono in pochi a sostenere che quanto accaduto tra martedì notte e le prime ore di mercoledì mattina si sarebbe potuto gestire diversamente, se non altro cercando un modo per evitare che centinaia di persone rimanessero bloccate per ore all’interno delle proprie abitazioni. Tra i più contrariati c’è ad esempio Wilmer Dalla Vecchia, titolare dell’impresa edile Melandri di via Silvio Pellico: ieri mattina la serranda della sua azienda era visibile solo per metà, mentre le auto lasciate nel parcheggio antistante scomparivano quasi totalmente alla vista, divorate dall’acqua. «Già qualche anno fa c’era stata un’alluvione perché le paratie delle fognature non avevano funzionato, ma i danni furono di portata inferiore – racconta mentre i Vigili del fuoco fanno partire l’ennesimo gommone –. Ieri sera (martedì, ndr), poco prima delle 22, il sindaco ha comunicato la chiusura delle scuole e l’allestimento del PalaCattani, chiedendo alla popolazione di rimanere in casa. Ad avvisarci di quello che stava accadendo sono passati solo alle 3.30. E alcuni non sono stati nemmeno raggiunti: non si può dire alla gente di rimanere in casa per poi andare a prenderla con il gommone». Ieri la rabbia e il turbamento, oggi probabilmente inizierà la conta dei danni, che si stima possano toccare complessivamente diversi milioni di euro. «A occhio e croce avrò subito danni per circa 150mila euro – racconta Dalla Vecchia – e di fianco a me c’è chi aveva appena ricevuto materiali per 50mila euro. Chi ci ridarà questi soldi?».

Gli sfollati arrivano sul gommone nei punti individuati in via Torretta e via di Sopra, davanti al circolo I Fiori. Alcuni piangono, alle 10.30 è la volta di una famiglia: madre, padre e due bambine piccole, il loro bagaglio un trolley in cui hanno raccolto le cose da portare via. «Siamo rovinati – dice lui –. Alle 23 abbiamo chiamato i numeri segnalati e ci hanno detto di stare tranquilli, che il livello del fiume era sotto controllo. Ma se fossimo stati avvisati prima, e meglio, ci saremmo potuti organizzare. Invece siamo stati avvertiti quando l’acqua ormai era già in casa».

Una anziana, residente in via Cimatti, addirittura racconta di essersi mobilitata già dalle 18 di martedì, intimorita dal fiume che andava ingrossandosi di minuto in minuto: «Ma mi hanno risposto che non potevano farci niente». Alcuni lamentano inoltre la mancata distribuzione e collocazione di sacchi di sabbia che avrebbero potuto rappresentare un’ulteriore barriera contro la furia dell’acqua, specialmente quando martedì sera era ormai chiara la china presa dal maltempo, tanto da convincere il sindaco ad allestire il palazzetto in via Graziola. Ed erano solo le 22. Ma c’è anche un altro tema che ieri in città rimbalzava di bocca in bocca: la manutenzione degli argini del Lamone. Sono in tanti ad avere puntato il dito su questo fattore, convinti che gli alberi che fiancheggiano il fiume, un vero e proprio bosco, abbiano contribuito ad aggravare la situazione.

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