Faenza, il portiere che parava tutti i rigori è diventato regista e autore di commedie

Faenza

Piazza del Popolo: il noto “opinionista” calcistico faentino Francesco “Jerry” Serasini detto anche “Maracanà” incontra il concittadino Lorenzo Tini e subito lo saluta affettuosamente: «Ciao Magico sei in piena forma, sei una leggenda» gli dice a voce alta.

E da lì inizia una conversazione alla quale partecipano anche altri clienti di un bar punto di ritrovo di tanti faentini frequentatori della piazza.

C’è anche il cantante Gaetano Barbarito del Trio Italiano che non risparmia ricordi e stimola la chiacchierata: «Lui è il Magico Lorenzo Tini e detiene il record di 19 rigori consecutivi parati, penso che sia da guinness dei primati, non so se esiste una statistica in merito» afferma il cantante.

Imprese sportive

«E’ tutto vero» risponde Tini stesso che oggi ha 78 anni e con gli occhi lucidi di memoria inizia a raccontare le sue imprese sportive giovanili in diverse squadre: il Faenza, il San Lazzaro, il San Marino, il Castel Bolognese nei campionati minori fino alla serie D.

E soprattutto si sofferma sul suo record leggendario di portiere pararigori.

Una saracinesca

«Quando giocavo nel Faenza (anni 70) ne ho parati trenta – afferma - poi non mi sono mai smentito anche nelle altre squadre. Dei miei 19 rigori consecutivi tutti parati lo sanno in tanti. L’ultimo della serie è stato con il San Marino: all’ultimo minuto l’arbitro ci fischia un penalty contro poi la partita sarebbe finita. Io mi tuffai da un lato, ma il tiro era centrale a mezza altezza, e sarebbe stato gol se per istinto non avessi alzato il piede facendo impennare la palla a campanile. Porta salva».

Il trucco vincente

La cronaca di Tini continua con altri episodi tutti memorabili. Ma qual era il segreto infallibile adottato? Ci sarà pure stato un metodo, una formula, un rituale?, mentre oggi ci si avvale di strumenti psicologici e tecnologici per formare i portieri, impensabili negli anni ’70.

«Io sono un caso anomalo: sono alto appena 1 metro e 75, ho le mani piccole e non usavo i guanti - dice Tini -. Però ero dotato di elevazione e istinto felini: è capitato che con la testa sbattessi addirittura contro la traversa da tanto che mi alzavo. Nei rigori avevo una sorta di finta, evidentemente risultata vincente».

La vogliamo sapere. «Al momento del tiro mi abbassavo, quasi accovacciato sulla linea e caricavo una gamba come una molla, da un lato. Era un gesto che traeva in inganno perché il rigorista era indotto a pensare che io mi tuffassi dalla parte della gamba caricata, ma era solo un modo per darmi più slancio e poi buttarmi dal lato opposto, dove puntualmente finiva la palla».

Con questo trucchetto Tini metteva la saracinesca alla porta suscitando sempre grande ammirazione nei tifosi: «L’ha presa anche oggi, che fenomeno, è magico».

Zoff era il suo sostituto

I rigoristi finivano per essere condizionati e lui si fece la fama di talento indiscusso, tanto da meritare traguardi più ambiziosi, purtroppo solo sfiorati: «Dovevo fare un provino per la Sampdoria, ma due giorni prima mi infortunai al menisco. Ne feci uno a Mantova da giovanissimo: ero il titolare e in panchina come mio sostituto c’era Dino Zoff che poi diventò lui il titolare del Mantova».

Lasciata la carriera agonistica il “Magico Tini” si è poi distinto in altri ambiti: come regista e autore di commedie con la compagnia teatrale San Francesco, come esperto ed organizzatore di tornei di mah jong «sul quale - conclude – ho realizzato anche un documentario».

Lorenzo Tini

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