Faenza, il maxi progetto Aquagreen per affrontare alluvioni e allagamenti

Rallentare le acque piovane una volta al suolo, convogliarle e raccoglierle in cisterne di accumulo e utilizzarle per esigenze non potabili (irrigazione), contribuendo così al risparmio idrico e al contrasto della siccità.
E’ quanto previsto dal progetto Aquagreen, il cui iter è stato avviato l’1 dicembre scorso, cofinanziato dal Programma Eui-Ia (European urban iniziative-Innovative action) il cui budget complessivo è di 5.5 milioni di euro, 2,4 per l’Unione della Romagna Faentina, di cui 1,7 per la progettazione e sperimentazione nell’area individuata di via Cimatti, parco Gatti e adiacenze. L’obiettivo da raggiungere in 3 anni è di mitigare i fenomeni estremi e il mutamento climatico.
Di Acquagreen si parlò nell’immediatezza dell’alluvione di maggio 2023, ma solo ora sta prendendo corpo, partendo dalla fase di studio e confronto con le parti coinvolte, a cui seguiranno il progetto di fattibilità (2025), quello esecutivo, l’appalto e il cantiere da concludersi tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027.
Il finanziamento sarà distribuito tra sette partner locali che faranno parte di un consorzio: Urf, le Università di Bologna e Venezia, Hera tech, Cae San Lazzaro, Con.Ami e associazione Borgo Durbecco.
L’area considerata nella sperimentazione è quella più colpita dai precedenti fenomeni alluvionali dove vivono circa duemila persone, ma il modello potrà applicarsi ad altre zone del tessuto urbano e in altre città.
Come è stato spiegato ieri dal vice sindaco Andrea Fabbri, accompagnato dagli assessori Massimo Bosi, Luca Ortolani e dal capo settore Lavori Pubblici Patrizia Barchi, «il progetto si pone in continuità, ma non ha niente a che fare con gli interventi sul territorio finanziati e previsti dalla struttura commissariale e piani speciali».
Inoltre è complementare distaccato anche dal progetto transnazionale dell’area Adriatico-Ionica “Natured based solution” sempre di protezione ambientale, di cui Faenza è capofila.
«Acquagreen - ha precisato Andrea Fabbri – per la sua natura sperimentale e di approccio su un’area limitata non è la soluzione ai problemi della città, ma è un passo importante verso l’intercettazione di risorse, con l’aiuto di tecnici ed esperti multidisciplinari, al fine di adattare il tessuto urbano alle manifestazioni meteo estreme».
Il prototipo faentino permetterà il trasferimento dell’esperienza agli altri partner europei: Slovacchia, Croazia e Belgio. L’assessore Bosi ha rimarcato il coinvolgimento della Protezione Civile «che metterà a disposizione competenze e attingerà dal progetto per migliorare i sistemi di allertamento, allarme, rilevamento dei livelli pluviometrici e di quelli idrometrici dei fiumi».
Per Ortolani «è un progetto che guarda al lungo termine per rendere la città più resiliente».
Patrizia Barchi ha parlato di infrastrutture allo studio: la grande vasca di contenimento acque meteoriche sotto il parco Gatti senza alterare il verde, interventi sul parcheggio e sull’immobile della palestra Lucchesi con pannelli fotovoltaici per il funzionamento delle pompe.