Faenza e l'angoscia per gli anziani che non rispondono all'appello

Faenza

Le autorità locali non li chiamano “dispersi”, ma a tre giorni di distanza dall’alluvione che ha portato il caos in tutta la città è complicato immaginare un altro termine per indicare quelle persone, specialmente anziani, con cui parenti, conoscenti o amici non sono ancora riusciti a mettersi in contatto da martedì sera. I loro nomi, cognomi e indirizzi vengono registrati nel punto informativo allestito sotto il voltone della Molinella in base alle segnalazioni che arrivano, poi sono le forze dell’ordine e i Vigili del fuoco a occuparsi di svolgere le operazioni di ricognizione man mano che le zone indicate, prima allagate e poi coperte da strati di fango, vengono liberate. Ieri pomeriggio, ad esempio, si sono visti gli uomini della Guardia di Finanza passare in via della Croce per verificare alcune situazioni di questo tipo, ma è solo uno dei tanti esempi di una ricerca che, dice l’assessore alla Protezione civile Massimo Bosi, «non si concluderà fino a che non avremo un quadro preciso della situazione di ogni cittadino nelle zone alluvionate». La priorità assoluta, al momento, è proprio questa, mentre le attività di salvataggio continuano a coinvolgere diverse aree, come il forese con le frazioni di Reda e Albereto. E nel frattempo si tenta di fare evacuare coloro che non hanno voluto lasciare la propria abitazione e rimane ai piani superiori: nel quartiere del Borgo, flagellato da una doppia alluvione in due settimane, ci sarebbe chi è rimasto fermo per due volte su questa decisione. Tuttavia, il sindaco Massimo Isola ieri ha voluto tornare sul tema per ribadire che «queste abitazioni oggi potrebbero essere estremamente pericolose». Il rischio è che l’alluvione abbia pregiudicato la loro tenuta. E verifiche importanti andranno eseguite certamente anche sul Ponte delle Grazie, che appare in uno stato di visibile sofferenza strutturale, mentre il ponte Rosso è stato riaperto al traffico così come il ponte della Memoria, e anche la circonvallazione è tornata interamente percorribile, svincoli compresi. In centro, intanto, i faentini si sono rimboccati le maniche anche ieri per ripulire case e cantine, nonostante la pioggia del mattino. E hanno fatto quasi tutto da soli. Giovedì sera il primo cittadino aveva avvisato la cittadinanza che «non è possibile iniziare lavori di pulizia e sgombero lasciando materiali sulle strade, all’esterno». Ma è difficile chiedere ai residenti di tenere in casa a tempo indeterminato acqua, fango e quintali di materiale da buttare. Molti, specialmente chi ha una attività, chiedono di fare presto, «altrimenti, se non facciamo ripartire l’economia - dice il titolare di un bar - ci ritroveremo anche senza lavoro oltre che immersi nel fango». Ieri, se non altro, sono comparsi i mezzi di Hera per la rimozione dei rifiuti. È vero che le unità specializzate della Protezione civile sono finalmente arrivate, ma in misura ancora minore rispetto al grande dispiegamento di energie che si è visto in Borgo fino a pochi giorni fa: questa volta lo sforzo va distribuito in tutta la Romagna. Tra i tanti giunti nella città manfreda, si sono visti la colonna mobile nazionale, l’associazione nazionale Carabinieri, la Misericordia di Avellino e l’Ordine di Malta. Alla luce della grande forza di volontà dimostrata dai faentini, il primo cittadino ha anticipato che da oggi vi sarà «la possibilità di far parte di un grande progetto generale di partecipazione, attraverso strumenti digitali che ci aiuteranno a rispondere a tutte le richieste e le esigenze». Ma, oltre alle nuove tecnologie, serviranno tantissime braccia.

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