Faenza, dopo le accuse di pedopornografia spunta un conto in Svizzera da 376mila euro

Faenza

Di recente era finito agli arresti domiciliari perché accusato di essere in possesso di foto e video ritraenti minori in atteggiamenti sessualmente espliciti e di scambiare quel materiale proibito con altre persone. Ma prima ancora di passare sotto la lente d’ingrandimento della polizia postale, il medico di base faentino, coinvolto in uno scandalo di pedopornografia e apparso nei giorni scorsi sulla stampa, è stato oggetto di un accertamento dell’Agenzia dell’Entrate, per il quale ora è a processo. Si contesta al 64enne di non avere dichiarato redditi provenienti dall’estero, e di avere accumulato in un conto in Svizzera un “tesoretto” da 376mila euro, secondo i funzionari del Fisco frutto di consulenze e attività lavorative svolte in nero in Paesi stranieri.


Il conto in Svizzera

L’indagine riguarda un accertamento partito quando il dottore ha deciso di svuotare il conto. Attraverso un consulente commercialista aveva avviato una collaborazione volontaria per il rimpatrio dei capitali all’estero, una procedura chiamata “voluntary disclosure” che da prassi prevede venga giustificata la provenienza delle somme. Cifre che il medico avrebbe ricondotto in parte a un vecchio investimento ritirato e all’eredità ricevuta dal padre defunto. Nello specifico, una tranche da 163mila euro, legata a un dossier titoli disinvestiti nel 2005/2006 e spostati nell’istituto di credito svizzero; e una seconda parte più sostanziosa da 213mila euro, frutto anche della vendita di un immobile, ceduto nel 2009 per 78mila euro.
Cercando di tracciare la provenienza di quelle finanze, l’Agenzia delle Entrate ha notato che nel conto svizzero arrivavano bonifici dall’estero. Da qui il sospetto che fossero riconducibili a prestazioni lavorative non dichiarate e pertanto sottratte alla tassazione.

La versione del medico

Ipotesi negata categoricamente dall’imputato, che davanti al giudice Cecilia Calandra, e al sostituto procuratore Monica Gargiulo, ha spiegato come mai decise di disinvestire grandi somme.
Ha spiegato che nel 2004, cioè l’anno precedente alla prima operazione finanziaria, dovette difendersi dalle accuse mosse da un cliente, il quale gli aveva chiesto un risarcimento danni pari a 1 milione di euro. Scoprendo che qualora la causa fosse andata male l’assicurazione non avrebbe coperto la cifra richiesta, iniziò a radunare le proprie finanze. La versione del 64enne riportata ieri in aula sarà valutata dal giudice al termine della discussione già fissata per il mese prossimo.

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