Faenza, degrado e furti all'Ecoquartiere

Faenza

Chi, in questi giorni, è passato dalla via Ravegnana se ne sarà accorto: la torre dell’ecoquartiere di San Rocco, simbolo dei cantieri faentini interrotti, non è più circondata dall’impalcatura che da anni la sorreggeva. I ponteggi sono stati rimossi, in gran silenzio, dopo che si erano nuovamente accesi i riflettori sulle criticità della zona, tornata a essere oggetto di dibattito.
Il motivo della rimozione è la misteriosa scomparsa di attrezzi e apparecchiature abbandonati da tempo nell’area del cantiere, in particolare ferro, materiale che spesso viene rubato per poi essere rivenduto. Per capirne di più è stato quindi necessario recarsi sul posto, dove venerdì mattina era presente il furgone di un’azienda di costruzioni: lungo i sentieri fagocitati dalla vegetazione, due operai stavano accatastando tubi e lamiere. «Stiamo raccogliendo il materiale recuperabile – ha detto uno di loro – negli ultimi tempi è stata rubata diversa roba».
L’area, di proprietà della società San Rocco Faenza Case, è effettivamente più vuota rispetto a come era apparsa nel sopralluogo effettuato poco prima di Pasqua, anche se nel frattempo si sono aggiunti altri accampamenti di fortuna, luogo di dimora provvisoria per quelli che possono essere definiti gli “inquilini” del cantiere, stanziati sotto il capannone dell’ex Cantina Zanzi. Ed è proprio questa situazione di disagio e bivacco che sta conducendo all’esasperazione i residenti delle aree limitrofe, impegnati da anni in una battaglia per chiedere che la zona venga restituita alla civiltà una volta per tutte.

«Abito in uno degli appartamenti esattamente di fronte al villaggio fatiscente – racconta Nicola Solaroli, che punta a coinvolgere gli altri abitanti del quartiere in una petizione per chiedere un intervento al Comune –. Di notte c’è un via vai continuo di persone e spesso dai nostri garage sono sparite biciclette. A qualcuno sono stati sottratti indumenti appesi ad asciugare sullo stendipanni».
Secondo Solaroli, la strada della raccolta firme è quella da percorrere per ottenere una risposta da parte delle istituzioni, che già un paio di mesi fa si erano recate all’ex cantina con i Servizi sociali per tentare un dialogo con gli occupanti, ricevendo però un secco rifiuto.

«Questa situazione non riguarda solo i residenti – afferma Solaroli – perché sono in tanti a portare i propri figli a scuola qua vicino. Con la petizione speriamo di ottenere anche l’interesse loro e di quanti hanno a cuore la dignità della città».
Alle problematiche relative alla scomparsa di biciclette, abiti e altri materiali se ne aggiunge una che riguarda la vivibilità del quartiere e assume, non secondariamente, risvolti di carattere sanitario.
«Da quel posto arriva una puzza nauseante – sottolinea ancora Nicola Solaroli – che ora sta addirittura aumentando visto che è in arrivo la stagione calda. E capita spesso di vedere anche grosse pantegane. Ormai noi residenti siamo lasciati a noi stessi».

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