Faenza, api per monitorare l'aria: "Troppi metalli pesanti"

«Il 2022 è stato un anno critico, con importanti percentuali di anomalie» per quanto riguarda la concentrazione di metalli pesanti in api e miele giovane, e quindi nell’aria. È la conclusione a cui giunge Claudio Porrini del Dipartimento di scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna, che martedì sera ha illustrato al Museo Malmerendi i risultati dei monitoraggi effettuati tra giugno e fine settembre scorsi sulle api degli alveari installati nel parco. Gli insetti e il miele da loro prodotto sono infatti considerati efficaci bioindicatori: attraverso accurate analisi è possibile misurare la qualità dell’aria e in particolare la presenza di pesticidi e metalli pesanti. Faenza è solo una delle città interessate dal progetto “Api e orti urbani”, avviato nel 2017 e già sperimentato in centri come Torino, Milano, Bologna, Roma e Bari.
Tra gli indicatori da prendere in esame per calcolare la concentrazione di pesticidi, oltre allo studio delle bottinatrici vive e del miele giovane, c’è anche il tasso di mortalità, che desta preoccupazione quando supera la quota di 125 api decedute per alveare a settimana. A Faenza tale soglia è stata superata nelle settimane iniziali del monitoraggio, per poi assestarsi regolarmente al di sotto della quantità critica. L’ipotesi formulata da Porrini con il sostegno di Giorgio Della Valle di Legambiente, uno dei principali promotori dell’iniziativa, è che un tasso così elevato possa essere dovuto a «problemi di virosi» e non alla presenza eccessiva di pesticidi nell’aria, anche perché le elaborazioni sviluppate sugli esemplari in vita hanno portato escluso questa opzione.
Il discorso è diverso per quanto riguarda la presenza dei metalli pesanti: lo studio ha portato a rilevare «anomalie molto ampie»., nel 47,5% dei casi è stato infatti superato il valore limite di concentrazione e solo un monitoraggio su 40 ha evidenziato numeri inferiori alla media. Se si vuole leggere il dato nel dettaglio occorre dividere le analisi svolte sulle api da quelle che si sono concentrate sul miele. Nel primo caso sono state segnalate anomalie, sia in estate che in autunno, sul fronte di cromo, nichel, piombo, vanadio e ferro. Quanto al miele giovane, si è osservata un concentrazione superiore alla media per nichel, piombo, zinco e cadmio nei mesi estivi e per piombo cadmio e mercurio nel periodo autunnale. I dati manfredi sono in linea con quelli riscontrati nelle altre città che aderiscono al progetto, dove le anomalie di questo tipo hanno rappresentato nel 2022 il 50% dei rilievi: un anno negativo, molto distante dai risultati ottenuti nel 2020, quando tutto era fermo a causa della pandemia.