Faenza, alluvione: «Frazioni e aree abbandonate, bisogna intervenire»

Faenza

Nel Faentino si moltiplicano le richieste di interventi di risanamento e messa in sicurezza idrogeologica e idraulica urgenti. Viste le condizioni di argini, rii e corsi d’acqua vi è il timore di nuovi disastri imminenti, al primo temporale un po’ consistente. Il mantra è “bisogna fare qualcosa subito”. E vi sono casi che paiono dimenticati come tra il Montone e il Lamone dove insistono anche canali di una certa portata, come il rio Cosina e il rio Cupa.

Abita a Corleto Elena Cavallucci, nota in tutta la Romagna con il nome d’arte di Tata Fata, idolo dei bambini, organizzatrice di eventi per i più piccoli che ospita anche in un parco privato da lei creato con giochi e animali di compagnia come caprette, galline, pecore e un pony, che un anno fa gli fu pure rubato.

«Abito in una zona di confine tra Forlì e Faenza e forse è per questo che qui i fiumi, gli affluenti e i canali sono stati dimenticati», racconta.

Durante l’ultima alluvione ha visto i suoi animali mettersi in salvo salendo ai piani alti del pollaio (le galline) mentre le caprette e le pecore si sono arrampicate su una sorta di soppalco che lei stessa aveva realizzato, come rifugio alluvionale. Ebbene ieri Tata Fata si è armata di drone e videocamera per documentare lo stato in cui versa la zona in cui abita.

«Ecco – ha commentato – vi annuncio la prossima catastrofe: il Montone è una foresta di alberi, Il rio Cosina continua a rompersi e a tracimare, il rio Cupa non riesce più a contenere l’acqua: ne sono sicura, se piove ci allaghiamo di nuovo».

E non lesina critiche: «Qui dopo tre alluvioni non si è visto nessuno: Governo, Commissario, Regione, Comune, Partiti, Consorzio di Bonifica, quanti ce ne sono che si giocano la partita delle responsabilità e degli interventi da fare con urgenza?».

E ancora: «Ricordo a chi deve fare qualcosa che durante la seconda alluvione proprio l’acqua che scorre nel fiume ha bloccato l’autostrada, rotto strade e ponti: è troppo poco per mettere in moto la macchina dei lavori e iniziare cantieri? Restiamo poi senza autostrada, senza ferrovia, senza nulla in cui sperare. Non voglio fare la melodrammatica, ma qui si assiste inermi a una tragedia annunciata».

Elena Cavallucci segnala inoltre la via Corleto, la provinciale che finisce su via Prada a rischio costante «visti gli argini non riparati». Reclama «una pulizia del fiume Montone e una migliore funzionalità dei canali: è visibile a occhio nudo che certi lavori sono stati fatti lato Forlì e niente lato Faenza». Si inalbera perché «noi che abitiamo qui, non è mai stato mostrato un progetto cartaceo, però le tasse le paghiamo anche al Consorzio di Bonifica: abbiamo bisogno di vedere i cantieri e i progetti, con date certe i lavori di ripristino».

E lancia anche lei un appello: «Venga qui la Regione a farsi un’idea: è una vergogna dimenticare e abbandonare così questi luoghi di confine, queste frazioni: Cosina, Pieve Corleto, Reda, Prada».

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