Delitto di Ilenia: dopo l'ergastolo mandante e killer fanno ricorso

Dei due, uno chiede l’assoluzione, l’altro la perizia psichiatrica. Hanno presentato entrambi ricorso alla Corte d’assise d’appello di Bologna Claudio Nanni e Pierluigi Barbieri, condannati all’ergastolo per l’omicidio di Ilenia Fabbri. Nanni, meccanico faentino 56enne, ritenuto il mandante dell’assassinio dell’ex moglie di 46 anni, assalita e uccisa in casa la mattina del 6 febbraio 2021 in via Corbara 4 a Faenza, punta il dito contro l’amico di un tempo, il 55enne reggiano Barbieri. Se Ilenia è morta - sostiene l’ex marito della vittima - è perché il piano concordato per spaventarla e convincerla a desistere dalle azioni legali contro di lui è degenerato; colpa di quel «criminale particolarmente efferato», dotato di «una personalità violenta e disturbata», la cui confessione resa dopo l’arresto e ribadita durante il processo sarebbe «inattendibile». Il ricorso vergato dall’avvocato Francesco Furnari, difensore di Nanni, va oltre, si spinge a contestare circostanze investigative, fino a mettere in dubbio anche l’imparzialità del presidente della Corte. Sull’altro versante, i legali del killer, gli avvocati Marco Gramiacci e Simone Balzani, puntano a vedere riconosciuta una parziale incapacità di intendere e volere del sicario, con l’estromissione delle parti civili per la liquidazione del danno.
«Ostruzionismo in aula»
«Mancata assunzione di prove decisive». E’ la prima argomentazione intavolata dal difensore di Nanni. Fra queste l’acquisizione dell’audio del secondo interrogatorio di Barbieri, reso il 17 marzo 2021, nel quale sono emersi dettagli circa i precedenti due tentativi falliti di uccidere Ilenia. Sarebbe dimostrazione, secondo il legale, dell’ «atteggiamento ostruzionistico» tenuto dal Collegio. Il motivo? La frizione fra il presidente, Michele Leoni, estensore delle motivazioni, e il suo predecessore, il giudice Sereni Lucarelli, autore dell’ordinanza presidenziale che dispose la convivenza forzata tra Ilenia e Nanni nel corso della separazione, bollata come «sciagurata» durante la requisitoria del pm Angela Scorza e poi ripresa nella sentenza di condanna. I due giudici, rimarca l’avvocato Furnari, sono stati protagonisti di un articolato testa a testa a colpi di ricorsi per la presidenza del tribunale di Ravenna.Attacco al killer
Quanto alla confessione di Barbieri, viene definita «una scontata strategia processuale». Rientrerebbero in questa costruzione i due precedenti tentativi di assassinare la 46enne tra settembre e ottobre 2020 con l’idea di nasconderne il corpo dentro un trolley, sfigurarlo con l’acido e gettarlo in una buca. Di queste spedizioni andate a monte - si legge nel ricorso - «non vi è alcuna traccia negli incarti investigativi»; su tanichette di acido, trolley e vanga trovate in officina mancherebbe «un rigoroso accertamento di natura papillare». E il manico di un piccone in teflon ritrovato dagli inquirenti della Squadra Mobile circa un mese dopo l’omicidio in un campo nei pressi di un cavalcavia dell’A14, sulla scorta delle indicazioni fornite dall’assassino, non sarebbe l’arma del delitto, ma «un semplice manico arrugginito» privo di «una sola goccia di sangue, né di Ilenia né di altri».La perizia negata
Diametralmente opposte, su questo fronte, le argomentazioni degli avvocati del killer. Che proprio insistendo sul comportamento processuale contestano la mancata concessione delle attenuanti generiche, quantomeno equivalenti alle aggravanti. Barbieri, scrivono, si è autoaccusato, ha collaborato, si è pentito. Alla luce delle cartelle cliniche che attestano un “disturbo bipolare di personalità cluster 2”, del passato feroce e di un’infanzia da “educazione siberiana”, chiedono un nuovo processo puntando alla parziale incapacità di intendere e volere.Le minacce
C’è poi il capitolo delle minacce subite dalla povera Ilenia. Nel corso del processo ne hanno parlato le amiche della vittima, oltre a due donne che avevano frequentato Nanni. «Un ripetitivo luogo comune», le prime; voci di donne rancorose, fra «astio» e «farneticazione», le seconde. «Nessuno dei numerosi testimoni d’accusa ha mai sentito il Nanni minacciare l’ex moglie», continua il ricorso, che allude a possibili invenzioni della defunta, etichettata come, «persona non nuova a questo genere di escamotage».Quel che è certo, al netto di prove e testimonianze, è che le paure manifestate da Ilenia al punto da spingerla poco prima di morire a informarsi per fare testamento, si sono avverate all’alba del 6 febbraio. Le sue ultime parole, “Chi sei? Cosa vuoi?”, pronunciate in camera da letto di fronte a Barbieri, le ha udite la fidanzatina della figlia, rimasta a dormire in casa. La 21enne Arianna, inconsapevole di quel che sarebbe accaduto alla madre, era appena uscita per partire con il padre verso un alibi lontano. E’ durato tutto una ventina di minuti: le grida della mamma si sono spente in tavernetta, con un taglio alla gola.