Anni Venti del secolo scorso. Un faentino insieme a un amico vivaista si recano a Roma. Non in un posto qualsiasi, ma nell’ambasciata del Giappone. Piuttosto insolito per incontrare una persona. Solo che il luogo non è scelto a caso: devono incontrare qualcuno che ha le piantine di un frutto di cui ancora poco si sa, se non nulla: il cachi. Vogliono provare a impiantarlo in Romagna, l’esperimento funziona. «Quella persona era mio nonno - racconta Aristide Castellari, presidente di Agrintesa -. E’ stato il pioniere dei cachi a Faenza, tanto che a un secolo di distanza la mia famiglia ancora oggi continua a crederci. Ci hanno raccontato che era una coltura talmente ambita che doveva essere difesa perché c’era il rischio di furti».
Ecco la Romagna “solatia dolce paese” decantata dal Pascoli, quella con una marcia in più, quella che non si è crogiolata nel suo primato ma che ha saputo guardare avanti e innovare. L’esempio sta proprio nella coltura del kaki. Frutto preferito da un consumatore su dieci, proprio nel Faentino ha trovato il suo hub produttivo in un progetto di filiera corta che dal socio arriva sino alla tavola del consumatore. La scommessa arriva da Agrintesa e Alegra che in occasione del “Kaki day” hanno presentato un nuovo impianto ad alta automazione insieme a due linee di lavorazione dedicate per un investimento di circa 2 milioni di euro nella sede a Faenza. Non stupisca questa vocazione della Romagna al cachi. Perché se un secolo fa era stato un faentino a portare in Romagna le prime piantine, negli anni ’90 sono stati dei cesenati ad avere in dotazione la prima stufa di maturazione del frutto in Italia. «Purtroppo ci mancavano le varietà e quindi non poteva essere utilizzata nel pieno delle sue possibilità, tuttavia è indicativo dell’attenzione a questa tipologia di frutto», ha spiegato Cristian Moretti, direttore generale di Agrintesa.
Complessivamente sono 300 gli ettari coltivati da soci Alegra e Agrintesa per una produzione che si aggira sulle 7mila tonnellate, equamente suddivise nelle varietà Loto di Romagna, dalla polpa morbida e zuccherina, e Rojo Brillante, compatto e croccante, a cui si aggiunge una quota bio in espansione commercializzata da Brio con il marchio Alce Nero. Il 60% dei volumi resta sul mercato italiano, consolidando la leadership nazionale del Gruppo Alegra. Sul fronte export cresce uno storico mercato come quello svizzero mentre sempre maggiore è l’attenzione su quello francese, principali destinazioni per il Loto di Romagna; il Rojo Brillante invece ha una distribuzione omogenea in tutta Europa.
«Ci piace definirci dei fanatici dei kaki - ha detto Enrico Bucchi, direttore generale di Valfrutta Fresco -. È un frutto che fa parte della nostra identità, dalla coltivazione alla commercializzazione. Negli ultimi anni abbiamo innovato in ogni fase, dalla gestione agronomica al marketing, perché il kaki ha ancora ampi margini di crescita. Un dato che ci ha stupito è stata l’analisi NielsenIQ che ha evidenziato come sia il frutto preferito dal 12% dei consumatori italiani. In sostanza quindi un consumatore su dieci lo predilige e questo è interessante tenuto conto della ridotta finestra della sua commercializzazione». Questo dato, porta a due considerazioni. Ancora Bucchi: «Prima di tutto è importante fidelizzare chi già lo apprezza, in secondo luogo è fondamentale coinvolgere i più giovani grazie a varietà pratiche e versatili come il Rojo Brillante. Questo è un prodotto che deve essere raccontato per i suoi benefici e per il suo legame col territorio. Noi siamo produttori di kaki, non li acquistiamo, la nostra è una filiera vera con i nostri soci, in un percorso di tracciabilità totale. Questo è un valore che ci contraddistingue e che dobbiamo valorizzare».
Nel corso del “Kaki day”, Roberto Colombo, responsabile innovazione Agrintesa, ha evidenziato come «tradizione e innovazione si fondono in questo frutto. Fare sperimentazione sul caco non è facile, tuttavia qualcosa di nuovo è emerso soprattutto sulla lunghezza della campagna produttiva. Parliamo di una pianta che si adatta a qualsiasi tipo di terreno, ha i suoi tempi che devono essere rispettati per un accrescimento lento. Agrintesa crede sul caco tanto che ha un progetto di sviluppo su nuove superfici».