Continui disagi e ritardi sulla linea Faentina, genitori e studenti: “Adesso basta”

Con una lettera aperta i genitori degli studenti e i pendolari residenti nella vallata del Lamone alzano il tiro delle proteste sul malfunzionamento della linea ferroviaria da Marradi a Faenza. E vengono al pettine i nodi di un isolamento ormai difficile da mascherare.
«La pazienza è finita – dicono -: ogni giorno i nostri ragazzi si trovano ad affrontare le incognite di un viaggio che provoca profondi disagi alle famiglie. Ora basta, smettetela di prenderci in giro».
Il problema è presente dal maggio 2023: dopo la prima alluvione a un’intera popolazione, soprattutto di giovani, è cambiata la vita. Il loro futuro “dipende” proprio da questa linea che permette loro di studiare presso gli istituti superiori, o raggiungere le sedi universitarie. Se la Ferrovia non funziona o funziona male si determina isolamento, sono compromessi fondamentali diritti, come quello allo studio. Gli abitanti della vallata, senza treno, non possono permettersi lunghe trasferte quotidiane in auto su una strada anch’essa funestata dalle frane e disseminata di impianti semaforici che allungano i tempi del viaggio, per non parlare dei costi della benzina.
«Siamo divisi tra due regioni, ma siamo accomunati dallo stesso problema – continua la lettera – perciò tutti insieme vogliamo fare sentire la nostra voce in merito a treni perennemente in ritardo, cancellati, ragazzi fatti scendere dai convogli, abbandonati senza sapere se arriveranno dei bus sostitutivi per raggiungere la destinazione. Faenza è lontana solo una trentina di chilometri che prima dell’alluvione si percorrevano in 30 minuti, un tempo ragionevole, ora ci può volere più di un’ora. Ciò significa continui ritardi a scuola, ore e giorni di lezioni perse. Dov’è finito il diritto allo studio?».
Poi ci sono insegnanti, lavoratori nel pubblico e nel privato, nella sanità che come gli studenti restano pesantemente penalizzati nelle loro attività, con riflessi sullo stipendio, se non addirittura sui servizi che vanno a svolgere.
«I nostri ragazzi per avere una prospettiva di vita – aggiungono i genitori – si alzano all’alba tutte le mattine, senza sapere quando, come e se arriveranno a scuola. Il maggior numero di studenti è residente in Emilia Romagna nelle frazioni da San Martino in Gattara a Brisighella, perciò ci rivolgiamo sia alla Regione Toscana (che gestisce la linea) sia all’Emilia Romagna (nel cui territorio si svolge una parte importante del servizio). Dove sono le istituzioni? Dov’è Trenitalia? Dove sono i politici delle due regioni? Si uniscano a noi e vengano a vivere la nostra odissea da abbandonati, soli a combattere una battaglia contro i mulini a vento. Perché non provano anche loro a fare i nostri salti mortali per non perdere il lavoro o la scuola?».
E concludo in tono ormai disperato: «Che provino a pagare sia l’abbonamento che la benzina per la vettura: sì perché noi si paga due volte e questo è pesante in cambio di soli disservizi. Ci piacerebbe vedere sui treni gli alti funzionari, alzarsi all’alba, arrivare in stazione e scoprire che il treno è in ritardo, o cancellato, o addirittura salire mai poi magicamente qualcosa va storto e ritrovarsi al freddo ad attendere un bus».
La protesta si trasforma in rabbia perché «quando arrivano i funzionari o i politici – spiegano i genitori - quel giorno i treni funzionano a meraviglia, sono in orario e addirittura è presente il personale delle pulizie. Ma per piacere, evitate di prenderci in giro. Siamo stufi di promesse senza risultati».