Casola, cava di monte Tondo: idee per conciliare ambiente e lavoratori

Si continua a parlare del futuro della cava di Monte Tondo. La sala Ziani di via Laderchi a Faenza ha ospitato un convegno promosso da Legambiente: diverse le personalità intervenute nel dibattito, ciascuna offrendo una propria visione su come conciliare salvaguardia dell’ambiente e tutela dei lavoratori.
Tra le varie opzioni passate a setaccio, quella presentata da Boris Pesci e Stefano Gabusi del Consorzio Astra si lega al progetto “Cantiere pulito”, già attivo in diverse provincie dell’Emilia-Romagna, che prevede la raccolta differenziata dei materiali nei cantieri edili. La possibilità di riutilizzare il cartongesso al posto di materiale vergine potrebbe consentire a Saint-Gobain di avviare una filiera del riciclo riducendo così l’impatto sull’area estrattiva.
Di particolare interesse anche l’intervento di Olver Zaccanti, responsabile nazionale Anab dei sistemi con la canapa: secondo l’esperto, favorire la coltivazione in loco della pianta porterebbe non pochi benefici per ambiente, agricoltura e architettura, consentendo in questo modo di produrre argille, pannelli coibentanti e biomattoni, elementi con i quali si potrebbe gradualmente sostituire l’impiego di gesso. Un tipo di produzione che Saint-Gobain avrebbe già avviato nei propri stabilimenti in Francia.
A prendere la parola nel corso del convegno anche Paolo Rava, presidente di Anab, che ha ipotizzato la possibilità di un metadistretto dell’edilizia sostenibile, un distretto locale di materiali edili innovativi che anche le amministrazioni pubbliche potrebbero sostenere e promuovere.
Da parte di Christian Marasmi e Marcello Nolè del settore Difesa del territorio della Regione è arrivata invece la comunicazione che a breve la Provincia consultazioni sulle proposte relative al piano estrattivo specifico per la cava. Consultazioni alle quali prenderà parte anche Legambiente: «Non tutti hanno condiviso finora, anche da posizioni opposte, lo scenario B proposto dallo studio della Regione – fa sapere l’associazione –. Legambiente ha ritenuto invece che su questa base si possano fare i necessari approfondimenti e sollecita l'apertura di occasioni di confronto con tutti gli interlocutori in campo: le istituzioni locali e regionali, le rappresentanze sindacali e dei lavoratori, le associazioni sociali e ambientali e le comunità locali».