Brisighella, Collegiata: crepe e pericoli incombenti

E’ un duro colpo per il paese la chiusura, fino a data da destinarsi del Santuario del Monticino e ora anche della Collegiata di San Michele. Nel primo caso una frana in gennaio aveva reso inagibile il sito. E da ieri anche San Michele per motivi di sicurezza, viste le profonde crepe in una navata, è preclusa al pubblico e ai fedeli.
Brisighella dei sette cardinali e dei tre colli si ritrova così mutilata nell’immagine iconica da cartolina: i tre colli sono rimasti due e le sue chiese, testimonianza di secoli di fedele attaccamento ai valori cristiani, perdono in pochi mesi le due strutture più famose e significative. Due chiese per le quali i cardinali glorie del passato, fratelli Cicognani (per il Monticino) e Achille Silvestrini (per la Collegiata) si erano spesi affinchè diventassero gioielli incastonati in uno dei borghi più belli d’Italia.
La Collegiata domina piazza Carducci e contiene anche una tela del Guercino, meta di migliaia di visitatori; da poco erano terminati i restauri della facciata, durato anni. Il santuario domina il colle più alto e il suo valore paesaggistico lo rende tappa obbligata delle visite al paese.
La decisione di chiudere l’ha presa la diocesi di Faenza-Modigliana dopo un sopralluogo tecnico nei giorni scorsi. «Sapevamo delle crepe che non destavano preoccupazione – riferisce il vicario diocesano e parroco ad interim don Michele Morandi –. Ci ha sorpreso un peggioramento così drastico da rendere il pericolo incombente. E’ stata una scelta sofferta presa insieme al vescovo, speriamo di trovare presto sbocchi positivi, al momento non c’erano alternative». Le funzioni religiose saranno svolte nella chiesa dell’Osservanza, l’unica rimasta adeguata, perché anche San Francesco o il Suffragio non sono in condizioni accettabili.
Preoccupano i tempi del ripristino. Sia per il Monticino sia per San Michele viste le crepe seppure ancora minime era stata avanzata richiesta di inserimento nei fondi del Pnrr, ma come risaputo tutte le infrastrutture appartenenti alle diocesi della Romagna sono rimaste escluse: «Non sappiamo perché sia avvenuto, le procedure erano corrette e i tempi pure, fatto sta che sono 61 i progetti respinti e c’erano anche i nostri. Noi non abbiamo i fondi necessari e in un periodo come questo è anche difficile disfarsi di altro patrimonio: chi compra?», precisa il vicario.
Fa riflettere l’accoglienza di progetti inclusi nella diocesi di Imola, divisa in due tra le province di Bologna e di Ravenna: alcuni interventi nel Bolognese sono stati accettati, mentre quelli del Ravennate, Forlivese, Cesenate e Riminese tutti cassati.
«Ora contiamo di ottenere i fondi derivati dall’8 per mille – continua don Michele –. I progetti di restauro li abbiamo e anche la Soprintendenza si è dimostrata sensibile nell’accelerare le procedure. Ma tra autorizzazioni, vincoli, assegnazione lavori temo che prima di un anno e mezzo sarà difficile dare corso alle opere, ammesso che questi fondi arrivino. Siamo addolorati, ma ho invitato tutti a non avvilirsi, e a non cercare colpevoli, evocando glorie passate (i cardinali che non ci sono più, ndr) che non ci risolvono i problemi e forniscono solo scuse per non assumere in prima persona un impegno concreto: ora tocca a noi».
I problemi strutturali della Collegiata pare siano dovuti alla siccità che provoca cedimenti nei terreni. «Siamo fortemente dispiaciuti – ha commentato il sindaco Massimiliano Pederzoli –: è riduttivo definirli semplici edifici di culto, perché sono complessi di grande valore storico, artistico e turistico. Siamo sorpresi che il Pnrr abbia negato i finanziamenti, di questo chi di dovere dovrà rendercene conto. Esprimiamo sincera solidarietà a don Michele e alla Parrocchia. Per quanto in nostro potere sosterremo in tutte le sedi le giuste ragioni per risolvere la situazione al più presto».