Asp faentina in crisi. I vertici ammettono: «Azienda nata zoppa»

Faenza

Massimo Caroli e Giuseppe Neri, rispettivamente presidente e direttore di Asp Romagna Faentina, hanno riferito lunedì sera in commissione consiliare V riguardo alla situazione economica dell’azienda pubblica ammettendo i problemi. È la prima volta che i vertici di Asp prendono posizione all’interno del dibattito che maggioranza e opposizione stanno portando avanti da mesi sul piano politico, con forti polemiche sulla responsabilità per i buchi nel bilancio che alla fine di quest’anno supereranno i 660mila euro. «Le analisi economiche sono corrette – ha detto Caroli – ma dobbiamo pensare che nel frattempo c’è stata la pandemia e quindi la problematica strutturale che Asp si porta dietro dalla nascita va separata dalle dinamiche straordinarie legate a questioni che tutti conosciamo».

Una versione, quest’ultima, che è stata spesso addotta anche da parte dell’attuale giunta, impegnata a sottolineare gli sforzi messi in campo per la tutela della popolazione anziana. Eppure Caroli parla esplicitamente di una «problematica strutturale», una sorta di peccato originale che l’Asp si trascina dietro dalla sua fondazione.

Di cosa si tratta? Per Caroli alla radice delle difficoltà di oggi vi sono le scelte fatte in passato sull’accreditamento dei posti. «In controtendenza con tutte le altre Asp, anche quelle a noi vicine, abbiamo pochi posti accreditati, 65 su 365 a livello di Unione dei Comuni». Numeri che, a conti fatti, pesano sui bilanci per 150mila euro all’anno.

Ulteriori elementi di riflessione vengono portati da Giuseppe Neri, che ripercorre le vicende che condussero alla nascita di Asp Romagna Faentina a partire dalle ex Opere Pie. «Il consigliere Stefano Bertozzi (Fratelli d’Italia, ndr) – afferma – ha chiesto come mai nel 2015 si decise l’accreditamento al privato, e me lo domando anch’io. La risposta è che noi, l’1 febbraio 2015, siamo nati zoppi, perché l’accreditamento al privato (la cooperativa In Cammino, ndr) era già stato attuato l’1 gennaio, un mese prima». Insomma, a detta di Neri, Asp Romagna Faentina sarebbe danneggiata fin dalla sua nascita da un vizio di forma che nel tempo ha impedito all’azienda di assestarsi sui livelli raggiunti dalle analoghe realtà del territorio, come ad esempio l’Asp Bassa Romagna.

In questa dinamica non sono esenti da responsabilità nemmeno i Comuni di riferimento che, come ha ricordato anche Caroli, «in ultima istanza sono quelli che hanno potere e autorità per indirizzare l’azienda». Ancora più esplicito Neri: «Al di là dell’aspetto politico, che sicuramente ci sarà stato – ha affermato il direttore di Asp – purtroppo il nostro territorio è arrivato a queste scelte in condizioni di profonda debolezza. Perché la Bassa Romagna ha accreditato il 92% dei 232 posti che gestisce? Perché nel 2008 è nata come Asp con un progetto e una linea, non come noi che da 5 anni facciamo salti mortali per piani di recupero e salvataggio».

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