Faenza, al via le ricognizioni archeologiche in pianura

Faenza

FAENZA. Anche la pianura faentina, a valle della via Emilia – come già avviene nella Bassa Romagna (Zagonara, Cotignola), nei dintorni di Cervia (Saline) e nel Brisighellese (Rontana e Ceparano) – sarà indagata dal punto di vista archeologico, periodo medioevale ed età antica. La prima campagna di ricognizioni prenderà il via il 23 settembre (fino al 18 di ottobre) promossa dall’Università di Bologna (Progetto Faventia - Archeologia dei paesaggi) e sarà contestuale al Faentival, prima edizione del festival di archeologia partecipata dedicato ai ritrovamenti, alla storia e alla produzione ceramica, organizzato dall’associazione Argylls Romagna Group che inaugurerà la sede faentina il 28 settembre, in via Castellani, avendo ottenuto in gestione gli spazi della biblioteca Carlo Zucchini.

Il progetto
Il progetto Faventia punta a fare luce sul territorio rurale, dove diversi aspetti storici e archeologici rimangono ancora irrisolti. Direttore scientifico è Andrea Augenti, docente di Archeologia medioevale dell’Università di Bologna (sede di Ravenna), il coordinamento scientifico è affidato a Marco Cavallazzi, il coordinamento sul campo a Michela De Felicibus e Michele Abballe. «Il progetto – spiega Michela De Felicibus – ha la durata di tre anni e prevede la campionatura di 60 km quadrati (20 ogni anno): svolgeremo analisi superficiali sul campo con lo scopo di individuare obiettivi primari da indagare ulteriormente e procedere quindi a eventuali scavi. Prenderanno parte ai lavori una decina di studenti provenienti anche da altre facoltà italiane di archeologia. I siti oggetto di attenzione sono quelli individuati attraverso scritti pervenutici, confrontati a scatti aerei e satellitari rivelatori».

I “castra” scomparsi
In particolare sono emerse interessanti informazioni in merito alla Pieve di Sant’Andrea in Panicale, attestata dall’893; al Castrum Matrara, nominato nel 1061, scomparso, la cui location è oggetto di diverse ipotesi, forse nei pressi di Pieve Cesato (vie Accarisi e Castellina), oppure nel plebato di San Pietro in Sylvis o, come suggerisce il toponimo lungo la via Madrara. Maggiori elementi si hanno invece per il Castrum Basiliaci, scomparso, nominato per la prima volta nel 1070 soggetto alla Chiesa di Ravenna, presso l’attuale chiesa di Basiago, dove fino ad inizio secolo scorso erano ancora visibili le tracce del fossato difensivo e il rialzo di terreno su cui si trovava il castello, di forma rettangolare; fino al 1655 circondato da un borgo. Datato 1199 si cerca anche il Castrum Cosina, scomparso, che fu eretto dai faentini a presidio del confine con Forlì, nei pressi del rio omonimo. Inoltre sarà indagato il Castrum Corleti, fortificato dai faentini nel 1217, scomparso, ma collocabile nei pressi della pieve di Santo Stefano in Corleto. Terminate le ricognizioni sarà probabilmente uno di questi siti ad essere oggetto di studi e ricerche più approfonditi, tramite scavi veri e propri. In base alle risorse disponibili vi sarà la possibilità di allargare le indagini anche ai territori di Solarolo e Castel Bolognese.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui