Faenza, "dottore mi aiuti, ho toccato la bara a un funerale". Le paure della gente di paese ai tempi del Covid

Faenza

Un punto di riferimento imprescindibile da quando è in vigore l’emergenza sanitaria è rappresentato nella valle del Lamone dalla farmacia Ottaviani di Fognano: l’unica da Marradi a Faenza attrezzata e qualificata per vaccinazioni, anche terze dosi, e tamponi. «Devo dire – afferma il dottor Antonio Ottaviani – che ci siamo accorti della notevole mole di lavoro che stiamo fronteggiando e che ci è piombato addosso da un momento all’altro. Prima eravamo al servizio della nostra piccola comunità di paese, ma adesso si rivolgono a noi anche dalla Toscana (da Marradi), da Brisighella e anche da più lontano. Non abbiamo un minuto di pausa». Il dottor Ottaviani però è persona affabile e ha preso con filosofia il grande impegno profuso: ogni tanto lo si vede fuori, sulla strada, oppure mentre sorseggia un caffè durante una breve pausa nel vicino bar Lamone. «Mi concedo una boccata di ossigeno, qui ci sono giorni che è un vero delirio: mai avrei pensato di aumentare così il lavoro, e devo dire anche gli affari». Originario del cesenate, a Fognano opera da una quindicina di anni e in farmacia è occupata anche la figlia. Pur consapevole della difficile fase pandemica, e mantenendo la professionalità che lo contraddistingue, cerca di sdrammatizzare e spesso ha parole di sostegno per tutti, oppure si lascia andare ad una battuta, sempre educata, o ad un racconto che strappano una risata, ma che fanno anche riflettere, come nel caso dell’anziana signora terrorizzata di aver contratto il virus. Mentre racconta, il dottore esterna una simpatia spontanea, di quelle che nei piccoli paesi ti fanno diventare subito personaggio, magari degno di una novella di Pirandello. «C’è bisogno di serenità, di alleggerire il clima pesante, di volerci bene», sottolinea. Ha tante storielle da raccontare, aneddoti e vicende che gli capitano e che sembrano addirittura barzellette, «ma sono vere, testimonianza di una società dove da una parte avanza il digitale, perfino pervasivo e dall’altra ci sono i nostri anziani alle prese con tante cose per loro incomprensibili». E attacca con un “fatterello” quello dell’anziana signora iper timorosa. «Un giorno si presenta una donna ultraottantenne, ma arzilla e chiede di fare un tampone. Nessun problema ovviamente, sennonché si presenta anche nei giorni successivi e così per innumerevoli volte, finché lei stessa racconta “dottore, dottore, sono preoccupatissima temo di avere preso il Covid”. Come mai? Le chiedo... ha avuto contatti con persone contagiate? E lei: “sì ero al funerale di un uomo che è morto proprio di coronavirus”. Allora ho cercato di tranquillizzarla, ho riferito che non doveva temere nulla. Non è così che si prende il covid, oltretutto lei è pure vaccinata. Niente da fare. “Dottore lei non lo sa, ma al funerale io ho toccato la bara. Non dovevo, non dovevo!”. Per fortuna poi si è convinta che non era necessario fare tutti quei tamponi, ma credo che l’episodio sia significativo di come certe persone anziane stiano vivendo questa fase».

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