Faenza, tetto smontato e incendiato. Sotto accusa i muratori licenziati

Avevano minacciato la committente del cantiere che se avesse ritardato a saldare i lavori di ristrutturazione della casa le avrebbero smontato il tetto. Sono stati di parola: prima le hanno portato via le grondaie, poi i coppi e altri materiali usati per la copertura. Un gesto clamoroso, che comprensibilmente aveva compromesso definitivamente il rapporto di fiducia, tanto da portare alla risoluzione del contratto. Qualche mese più tardi, su quello stesso tetto i vigili del fuoco hanno trovato svariati buchi e una tanica di benzina, segno che l’incendio divampato misteriosamente su parte dell’immobile, mandando in cenere anche diversi mobili antichi in attesa di restauro e del valore di circa 40mila euro, era chiaramente doloso. I sospetti sono ricaduti subito sui muratori licenziati. E svolti gli accertamenti da parte degli inquirenti dopo la denuncia della padrona di casa, due artigiani, fratelli di origine macedone e dipendenti di una ditta familiare con sede nella Bassa Romagna, sono finiti a processo accusati di danneggiamento a seguito di incendio.
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