Faenza, soffia quasi 4mila euro a un ragazzo fragile per giocare in sala scommesse

Faenza

Da habitué della sala scommesse, aveva notato che un altro cliente non era come tutti gli altri. Un ragazzo fragile, dal conto in banca svizzero costantemente rifornito, al quale avrebbe potuto chiedere qualche “prestito” per le giocate. Di fatto, gli ha scucito 3.860 euro senza restituire nemmeno un centesimo, prima che la sorella del giovane se ne accorgesse. Ma a denunciare il fatto, ipotizzando che ci fossero tutti i presupposti per la circonvenzione d’incapace, è stato direttamente il giudice tutelare Cesare Santi, mandando a processo Daniele Ceroni. L’uomo, 65enne di Faenza, è stato condannato ieri a due anni.


Prelievi in banca


All’epoca dei fatti, durati fino al gennaio del 2017, la vittima non era seguita da un amministratore di sostegno. Eppure la sua particolare condizione psicologica era evidente e già diagnosticata. Soffriva di una sorta di disturbo della sfera emozionale, i cui effetti erano manifesti sia per le scarse capacità verbali che per le difficoltà cognitive, con livelli inferiori rispetto alla norma.
Il giocatore seriale se ne sarebbe approfittato, abusando della fiducia riposta nei suoi confronti: promettendo di restituire il denaro prestato, si sarebbe fatto dare a più riprese centinaia e centinaia di euro. Si sarebbe spinto anche ad accompagnare la vittima allo sportello bancomat per prelevare contanti, che poi avrebbe utilizzato per giocare e scommettere. A furia di piccole somme - 200, 300 euro alla volta - il debito mai restituito si sarebbe accumulato fino a raggiungere la cifra menzionata dal capo d’imputazione; somma che ieri il giudice monocratico Andrea Chibelli ha disposto sia risarcita a titolo di provvisionale.


Il video in auto


Per la difesa dell’imputato, assistito dall’avvocato Stefano Donati, si sarebbe trattato semmai di una questione civilistica legata a un prestito tra giocatori, e non un caso di circonvenzione. Eppure sull’attitudine dell’uomo, emersa nel corso delle indagini, ha puntato l’avvocato Giovanni Battista Emaldi, costituitosi parte civile per conto dell’amministrazione di sostegno. Aveva chiamato a deporre anche un parroco, in merito alle circostanze di un altro presunto raggiro da un centinaio di migliaia di euro ai danni della perpetua. Fatti tuttavia estranei al processo in questione. Schiacciante per l’accusa - rappresentata dal vice procuratore onorario Simona Bandini - sarebbe stato anche un video realizzato dalla stessa vittima: sull’auto del 65enne aveva filmato di nascosto l’ennesima richiesta di un prestito, raccomandandosi affinché non raccontasse nulla a casa.

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