Faenza, prima si licenzia e poi si finge imprenditore per avere i ristori: la Finanza lo scopre

Faenza

Truffa aggravata ai danni dello Stato. Questo il capo d’accusa di cui dovrà rispondere un 41enne di nazionalità marocchina “pizzicato” dai finanzieri del comando provinciale dopo approfondite investigazioni svolte dai militari della compagnia di Faenza. L’uomo è accusato di avere percepito contributi e sussidi pubblici attraverso un progetto fraudolento di intercettazione di ristori e fondi per l’emergenza da covid-19. Le somme indebitamente percepite sono di oltre 11.000 euro a titolo di indennità di disoccupazione anticipata; 1.200 euro quale indennità prevista dal decreto Cura Italia per i lavoratori autonomi; e altri 1.000 euro dall’Agenzia delle Entrate quale contributo a fondo perduto previsto dal decreto Rilancio.
Richiesta di benefici
L’uomo - riferiscono le Fiamme Gialle - dopo essere stato licenziato per giusta causa dalla precedente occupazione di magazziniere in un’azienda di Ravenna, aveva artificiosamente chiesto l’attribuzione di una partita iva per una ditta individuale artigianale di riparatore di computer e periferiche, richiedendo in quanto nuovo imprenditore di poter beneficiare in via anticipata della Naspi (“Nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego”) prevista per i lavoratori in disoccupazione che intendono avviare un’attività individuale. Aveva poi simulato l’avvio della nuova professione di riparatore di computer ma, attraverso una serie di servizi di osservazione, sopralluoghi e testimonianze, i militari faentini scoprivano che l’impresa non aveva mai operato anche perché il 41enne non aveva neanche i requisiti professionali per esercitare. L’attività fittizia gli consentiva comunque di accaparrarsi ulteriori contributi connessi all’emergenza epidemiologica: nello specifico, i 1.200 euro del “Cura Italia” dall’Inps e i 1.000 euro del decreto “Rilancio” dall’Agenzia delle Entrate.

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