Faenza, padre e figlio contagiati si raccontano

Faenza

È finita poco più di una settimana fa la quarantena di Massimo Solaroli, faentino di 61 anni, che era risultato positivo al coronavirus verso la fine di settembre: per lui fortunatamente non è stato necessario il ricovero in ospedale ed il periodo di isolamento si è svolto in casa. Ora che si è lasciato alle spalle il momento di maggiore tensione, Solaroli racconta la propria esperienza.
«L’isolamento non ha cambiato molto le mie abitudini, da tempo lavoro nell’ambito commerciale in smartworking, ma i disagi sono stati molti – riferisce Solaroli –. Per una settimana dall’inizio della quarantena ho continuato ad accusare tosse e mal di testa, poi sono andato migliorando. Alla scomparsa dei sintomi sono riuscito ad ottenere un nuovo tampone sabato 24 ottobre. Questa volta era negativo>.

«Riuscire a parlare con il numero verde è praticamente impossibile in questo periodo – aggiunge –. E' capitato che in un giorno facessi anche 80 telefonate senza ricevere risposta. L’accesso ai numeri verdi dovrebbe essere semplice, se fosse capitato a mia suocera di 90 anni la questione sarebbe stata più complicata. Capisco che l’Asl sia oberata di lavoro in questo momento, ma qualcuno che risponda al telefono e dia informazioni deve esserci. Penso anche a chi ha problemi di depressione o solitudine, situazioni che in tale contesto possono aggravarsi».
Poi denuncia altri disguidi: «Le mie cartelle erano state scambiate con quelle di mio figlio Davide, anche lui positivo al coronavirus ma asintomatico».
Adesso Solaroli dice di stare «abbastanza bene» e mette in guardia dai rischi di una malattia subdola che colpisce all’improvviso anche i più cauti: «Ammalarsi non è una colpa, non siamo untori. Io non ho mai fatto un aperitivo, esco poco e la mia vita quotidiana è morigerata. Nonostante questo sono stato contagiato».
Il figlio Davide, 23 anni, è uscito dalla quarantena il 21 ottobre scorso dopo essere risultato positivo in precedenza il 26 settembre.
«Appena ho scoperto di essere positivo ero triste e preoccupato, più che per me soprattutto per i miei genitori e parenti – racconta in proposito –. Dopo due giorni di agitazione abbiamo fatto il tracciamento dei miei contatti, che sono risultati tutti negativi: questa alla fine è la cosa più importante, non ho contagiato nessuno e adesso posso tirare un grande sospiro di sollievo».

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