Faenza, non cura il suo cane col femore rotto: Enpa ammessa parte civile

Faenza

L’Ente Nazionale Protezione Animali è stata ammessa parte civile nel procedimento nei confronti di una donna residente in provincia di Faenza che non si è presa cura del suo giovane pinscher con il femore fratturato: invece di portarlo dal veterinario e fare in modo che potesse guarire lo ha lasciato sofferente legato con una corda a un palo.

Questo processo - afferma l’avvocato Enpa Claudia Ricci - riveste una grande rilevanza perché la donna è stata rinviata a giudizio ed è a processo non perché abbia esercitato una diretta violenza sul cane, ma perché è stata inerte, non avendo posto in essere ogni attività volta a curare la salute del proprio animale. L’imputata dovrà rispondere di maltrattamento di animali art. 544 ter c.p., perché, come riportato nel capo di imputazione ‘senza necessità, ometteva di curare adeguatamente il proprio cane sottoponendolo a sofferenze e comportamenti incompatibili con la sua caratteristica etologica’. E’ un reato “omissivo” e, cioè, dove il proprietario non ha esercitato violenza o effettuato azioni che hanno determinato la sofferenza dell’animale, ma non ha posto in essere quelle azioni fondamentali per la cura del suo animale, provocandogli sofferenza.”

Il caso nasce da numerose segnalazioni arrivate lo scorso anno alla Sezione Enpa di Faenza relative ad un cagnolino visibilmente sofferente e zoppicante tenuto alla corda. “La situazione – spiega Maria Teresa Ravaioli, Presidente Enpa di Faenza – era delicata e complicata. E’ stato necessario l’intervento della Polizia Municipale che ha proceduto al sequestro dell’animale. Diesel, questo il nome del cagnolino, è stato quindi portato da un nostro veterinario che ha riscontrato una vecchia frattura del femore trascurata che gli provocava grande dolore e sofferenza e lo costringeva a zoppicare. Lo abbiamo preso in affidamento per iniziare con lui un percorso di recupero. Ora, a distanza di più di un anno, sta molto meglio, è un cane affettuoso e per lui ci auguriamo un futuro pieno di amore ma anche di giustizia perché non intervenire di fronte al proprio cane sofferente è maltrattamento di animali e chi lo commette deve pagare”.

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