Faenza, la rabbia degli sfollati e l'incubo sciacalli

Sono in tanti a pensare che le foto del Borgo allagato dal Lamone, diventate in tutta Italia le immagini simbolo dell’alluvione, debbano appartenere più al passato che al presente. Altri, invece, temono che sarà questa la nuova normalità del XXI° secolo segnato dal mutamento climatico. I residenti di via Cimatti e strade limitrofe, evacuati a centinaia dalle unità specializzate dei Vigili del Fuoco, pretendono però che sia fatta chiarezza sulla gestione dell’emergenza e sulle azioni preventive messe in atto, ed è per questo che uno di loro, Gian Primo Boldrini, 75 anni, la casa sommersa in via D’Azeglio, si sta mobilitando per lanciare una petizione: «Chiediamo di essere ascoltati sia dalla Destra che dalla Sinistra, vogliamo sapere chi risarcirà i danni subiti, cosa sia esattamente accaduto, e capire se vi siano da appurare eventuali responsabilità». La rabbia di chi è stato costretto a lasciare la propria casa non si è placata con le poche ore di sonno, anzi, e i temi dibattuti restano i medesimi: la manutenzione del fiume e la gestione dell’emergenza dal punto di vista della comunicazione.Gli sfollati da ieri hanno una nuova paura, chiedono ai Vigili del Fuoco di trovare un modo per riprendere ciò che hanno lasciato a casa: «Temiamo che dal parco Gatti possano arrivare gli sciacalli a rubare quel poco che c’è ancora».