Faenza, l'omicidio di Ilenia. Il giudice a Nanni: "Attenzione, lei rischia l'ergastolo"

Faenza

La prima fossa, secondo chi lo accusa, l’ha scavata in silenzio, per consentire al sicario di nasconderci dentro il cadavere dell’ex moglie. La seconda, invece, se l’è scavata parlando di fronte alla corte d’assise. Perché ieri la perplessità dei giudici verso le risposte di Claudio Nanni è trapelata più e più volte nel corso delle tre ore e mezza di deposizione, durante le quali il meccanico faentino 55enne, difeso dall’avvocato Francesco Furnari, ha negato di avere incaricato Pierluigi Barbieri di uccidere Ilenia Fabbri. «Volevo solo spaventarla per farla desistere dalla causa di lavoro, e lo avevo pagato 2mila euro». L’imputato lo ripete come un mantra senza convincere la corte presieduta dal giudice Michele Leoni, con a latere la collega Antonella Guidomei.

Le minacce di morte

Sono tre le persone che direttamente lo hanno sentito esprimere il desiderio di eliminare l’ex moglie. Il primo è lo stesso killer. Le altre, gli fa notare il sostituto procuratore Angela Scorza, sono due donne con le quali il 55enne aveva avuto rapporti sentimentali. “Prima o poi mando qualcuno a farle la festa”, avrebbe confidato a una di loro, quando ancora la 46enne non aveva intentato la causa di lavoro da 500mila euro, divenuta secondo l’ipotesi accusatoria il movente del delitto. All’altra invece avrebbe chiesto più esplicitamente se conoscesse qualcuno disposto a uccidere la moglie. «Non è vero - replica sull’ultimo punto l’imputato -. C’era dell’astio nei miei confronti perché avevo preferito frequentare una sua amica».

La nota: valigia, buco chiavi

Barbieri, conosciuto nel 2014 per via della comune passione per le moto e assunto per 11 mesi nell’autofficina di via Forlivese, era l’uomo giusto per intimorire Ilenia. «Ho chiesto se poteva fare qualcosa per intimidirla. Lui mi ha detto di fargli trovare in officina la valigia, le chiavi della casa e qualcosa per fare un buco. Non ho voluto sapere a che cosa servissero, era lui l’esperto». A queste parole il sicario scuote platealmente la testa all’interno della “gabbia”. Pm, presidente e avvocati di parte civile non si accontentano della risposta e sulla circostanza si torna nel corso di tutto l’esame. Come avrebbe fatto Ilenia a ricollegare all’ex marito la presenza di uno sconosciuto in casa munito di valigia e vanga? «Cerchi di essere convincente, lei è imputato in processo in cui rischia l’ergastolo», lo riprende il giudice Leoni. Nanni abbozza una spiegazione: «Ho pensato a una foto. Poteva mettere in scena qualcosa per spaventarla». Lo incalza anche l’avvocato Massimiliano Starni - parte civile per i familiari e il fidanzato della vittima, Stefano Tabanelli -, curioso di ascoltare la spiegazione del promemoria del 10 ottobre 2020, “valigia, buco, chiavi” trovato nel telefono dell’imputato: «Perché - domanda il legale - non scaricare la foto di una buca da internet anziché pagare una persona per scavarla e fotografarla?». Il 56enne indugia, la sua voce trema e passa oltre: «Dopo non si è più parlato di quegli oggetti», spiega. Per spaventare Ilenia «potevano bastare due schiaffi o la presenza di un uomo gigante». La svolta arriva che sono ormai trascorse due ore dall’inizio dell’interrogatorio. Nanni per la prima volta ammette di essere stato a conoscenza della possibilità di un’azione violenta. Parla dell’incontro del 29 gennaio, una settimana prima del delitto, quando Barbieri «mi disse che sarebbe entrato in casa con un oggetto e le avrebbe fatto anche del male». Poi corregge il tiro: «Male, per come la pensavo io, era un calcio o uno schiaffo». Il pm chiede se fosse quello l’argomento del messaggio vocale inviato il mese prima a Barbieri, promettendogli, “ Una volta che esco, dai, si fanno tutte le cose che bisogna fare”. «Eravamo in quarantena - risponde Nanni - avevo tante cose da fare, era un periodo drammatico, mi riferivo a un caffè o un aperitivo». Perché allora cancellare tutto dopo l’omicidio? «Avevo la memoria piena per i tantissimi messaggi ricevuti con la morte di Ilenia».

Le auto vendute

E’ Veronica Valeriani, difensore di Arianna, figlia di Ilenia e di Nanni, a voler approfondire la situazione patrimoniale dell’imputato dopo l’arresto. Dal carcere, infatti, il 55enne ha dato delega per vendere due auto, con le quali, sostiene lui, «ho pagato l’avvocato». Sullo sfondo del dramma ci sono i pregressi, iniziati con la crisi coniugale, sfociata nella denuncia presentata da Ilenia lamentando le percosse subite, che hanno portato a un decreto penale di condanna. L’avvocata Sonia Lama insiste. «Ilenia non si fermava di fronte alla paura, che cosa le faceva pensare che non l’avrebbe nuovamente denunciata?». Nanni replica, «ero convinto che così avrebbe rinunciato alla causa». Le cose, però, sono andate diversamente: è nel panico Nanni, nella conversazione telefonica registrata il giorno del delitto, quando scopre che in casa con l’ex moglie e Barbieri c’è la fidanzata della figlia. “ Ho paura - le dice - stai in casa da sola”. Ma il presidente nota la sottigliezza semantica: «Perché “da sola”? Ilenia dov’era secondo lei?». Eccolo raggiunto il fondo della fossa.

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