Faenza, l'eredità Muky e le sorprese nei testamenti. Meno al Comune

Faenza

FAENZA. E’ probabilmente l’eredità più sostanziosa degli ultimi 50 anni a Faenza quella lasciata nel suo testamento da Vanda Berasi Muky, scomparsa il 7 gennaio all’età di 96 anni. Anzi nei suoi testamenti: perché successivamente al primo (in data 14/6/2018), ne sono stati redatti altri cinque, tutti pubblici con sequenza registrata a Faenza nello studio del notaio Paolo Castellani il 2 febbraio 2022. Una sequenza “di taglia e cuci” che in ordine cronologico revoca, integra o modifica ogni volta le precedenti disposizioni, tra assegnazioni di beni mobili ed immobili, sottrazioni e sostituzioni, fino a comporre un mosaico definitivo fatto anche di delusi o gratificati dell'ultimo momento. Insomma pare che in tre anni, dal 2017 al 2020, la facoltosa artista, vedova Matteucci – benefattrice della comunità locale per avere donato, ancora prima dei testamenti, alla Fondazione Mic (il 9 novembre 2017) e in subordine al Comune, il complesso di Piazza 2 giugno da destinare a “Casa dell’arte Muky-Matteucci” – abbia cambiato idea diverse volte. In merito proprio alla donazione “Cum Praememoriar” a favore della Fondazione Mic i testamenti riservano sorprese che proprio il Comune forse non si aspettava, come la revoca totale del lascito di un garage in via Cantoni, che in precedenza era stato destinato a ricavarne «gli oneri per le opere necessarie alla realizzazione e manutenzione della Casa dell’Arte» oppure la cancellazione delle disponibilità liquide che alla stessa Casa dell’Arte erano state destinate e poi abrogate. Ora infatti il complesso ereditato dal “Comune” è una proprietà che per essere trasformata come da volontà espressa, richiede una spesa tra un milione e mezzo e due milioni di euro, cifra che forse si sperava di ricavare dai lasciti testamentari. E’ pur vero che sono rimasti alla Fondazione Mic i contenuti della casa (opere, abiti, mobili, oggetti) che saranno messi in vendita in data da ufficializzarsi dalla stessa Fondazione; difficilmente però tale vendita potrà raggiungere il valore dell’investimento necessario alla futura musealizzazione e trasformazione in luogo adibito a mostre e residenze d’artista. Tornando ai testamenti, ci sono diseredati e beneficiari dell’ultima ora come la quota di 20mila euro ad un ragazzino che potrà riscuotere solo quando sarà maggiorenne. Il primo testamento è totalmente reso nullo dal secondo dell’1/08/2019 in cui appare scritto «revoco qualsiasi disposizione testamentaria avessi fatto fin ad ora ed in particolare il mio testamento pubblico del 14 giugno 2018». In pratica tutto azzerato dopo poco più di un anno. Fa fede quindi il secondo testamento in cui appaiono una quarantina tra appartamenti, garage, posti auto, negozi, abitazioni, veicoli lasciati in eredità a faentini e in alcuni casi a parenti o persone in altre città e regioni. Una ventina in tutto i beneficiati. Oltre ai beni immobili è contemplata anche una liquidità non meglio definita «intesa come depositi bancari, denaro o altro» in due banche di Faenza, anche questa passata di mano nelle varie rettifiche, prima destinata appunto al Mic per l’adeguamento della Casa d’artista, ma poi suddivisa in tre quote di un terzo ciascuna ad altrettante persone fisiche. Voci parlano di un milione di euro. Dopo il testamento dell’1 agosto 2019, presso lo stesso notaio sono stati depositate correzioni, integrazioni e modifiche il 28 febbraio 2020, il 23 settembre 2020, il 27 ottobre 2020 e il 30 novembre 2020. Nella penultima rettifica appare una precisazione della stessa Muki in merito a due cambiamenti effettuati a favore di persone maggiormente gratificate «per l’operato e l’impegno riposto nell’assistenza quotidiana e nei vari servizi prestatimi negli anni».

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