Quattro anni di maltrattamenti, seguiti, dopo la separazione, da una serie di atte persecutori riconosciuti dall’accusa come stalking, infine, l’episodio dell’incendio all’auto della ex, atto che gli era costato il ricovero per le ustioni riportate. Il processo nei confronti di un 39enne di Meldola si è chiuso con il patteggiamento a 3 anni e il pagamento delle spese di costituzione di parte civile alla vittima, rito che gli ha consentito un notevole “sconto” di pena e il riconoscimento delle circostanze attenuanti.
I guai per l’imputato, assistito dagli avvocati Marco Gramiacci e Stefano Rolli, erano iniziati, paradossalmente, con il suo ricovero all’ospedale di Faenza. Era accaduto la notte del 28 luglio dell’anno scorso, quando si era presentato al nosocomio manfredo dicendo vagamente di essersi bruciato con della benzina. Le ustioni sul 36% del corpo avevano poi reso necessario il suo trasferimento al Bufalini di Cesena. Contestualmente era apparso singolare che lui, residente nel Forlivese, si fosse recato a Faenza. Ancor più strano era la circostanza che quella stessa notte, intorno alle 2, fosse andata a fuoco l’auto della ex, parcheggiata nei pressi dell’abitazione, a Reda, sviluppando un incendio che si era esteso anche a parte dell’immobile. Per fortuna la donna in quei giorni si trovava in vacanza. Constatando l’origine dolosa dell’incendio, gli inquirenti – coordinati dal pm Silvia Ziniti – avevano appurato che giusto qualche giorno prima il tribunale aveva concesso l’affido esclusivo della prole a favore della madre. Contestualmente era stato notificato al datore di lavoro dell’uomo un decreto che disponeva il trattenimento mensile di 350 euro mensili dal suo stipendio a titolo di mantenimento. Oltretutto, dalle telecamere era emerso che la notte dell’incendio la sua auto era transitata verso Faenza proprio all’1.45.
Attualmente il 39enne si trovava agli arresti domiciliari. Misura che ieri i legali hanno chiesto di revocare, o quantomeno sostituire con una formula più mitigata, incontrando la resistenza dei difensori della donna, assistita dagli avvocati Silvia Brandolini e Paola Emilia Bellosi. Ora spetterà al pm Monica Gargiulo esprimersi e decidere se concedere o meno l’istanza della difesa. FED.S.