Faenza, imprese del commercio in crisi

Faenza


Stallo preoccupante tra le imprese del commercio, turismo e pubblici esercizi: a delineare il quadro della situazione sono i dati pubblicati dalla Camera di Commercio, nei quali si rende conto del rapporto fra le attività che sono state avviate e quelle che sono andate incontro a una chiusura. Il saldo è sempre negativo, ma non è questa la novità: la tendenza negativa è ormai consolidata da più di un decennio.

I numeri relativi al territorio dell’Unione Faentina sono stati estrapolati da Confesercenti Faenza: le tabelle mostrano un confronto fra le annate 2019/2020 e i primi nove mesi del 2021 e necessitano di essere interpretate. Nel 2019 il saldo fra aperture e chiusure di attività nel territorio dell’Urf fu di -106 (-75 nel commercio, -31 nel turismo e pubblici esercizi): dati ancora pre-covid, che con l’arrivo della pandemia sono mutati pur mantenendo l’andamento in perdita. Nel 2020 il bilancio è stato infatti di -59 (-39 nel commercio, -19 nel turismo e pubblici esercizi), mentre per i primi nove mesi di quest’anno si assesta su -35 (-22 nel commercio, -13 nel turismo e pubblici esercizi).
L’unico comune dell’Urf a registrare un saldo completamente positivo nel 2021 è stato Solarolo, anche se con numeri di piccola entità (+2 attività nel commercio, + 1 nei pubblici esercizi). Faenza è invece regolarmente maglia nera dell’Unione in termini assoluti (da gennaio a settembre 2021 -20 nel commercio, già peggio rispetto all’intero 2020, e -9 nel turismo e pubblici esercizi), ma il dato sarebbe da leggere anche in termini percentuali, perché naturalmente la città manfreda è la più vasta e popolata tra quelle che compongono la Romagna Faentina.

«L'incertezza riguardo alla situazione sanitaria ha fatto muovere pochi passi agli imprenditori dei settori da noi rappresentati, sia in un senso che nell'altro – afferma Chiara Venturi di Confesercenti –. Non hanno avviato imprese, o lo hanno fatto con numeri ben inferiori agli anni precedenti, e nemmeno le hanno cessate. Con tutta probabilità hanno rimandato la scelta in attesa di capire l'evoluzione della pandemia e gli effetti sul tessuto economico. Abbiamo notato un forte immobilismo che riteniamo possa essere attribuibile alla fase di attesa verso una qualsiasi evoluzione».

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