Faenza, il parco della villa diventa un museo all'aperto

Faenza

Ivo Sassi la chiamava “Il mio paradiso”: è la villa con parco sulle colline di Oriolo appartenuta all’artista scomparso il 6 luglio dello scorso anno, un luogo disseminato di monumentali opere in ceramica con una vista mozzafiato sul paesaggio circostante. Dall’inizio di luglio il parco aprirà alle visite del pubblico, entrando a far parte del Museo all’aperto faentino e realizzando così un sogno che Sassi aveva coltivato a lungo.

Le opere nel verde

A portare avanti il ricordo di Sassi attraverso un’associazione a lui intitolata oggi c’è la moglie Carmen Fantinelli: «Nel parco ci sono 40 opere realizzate nell’arco di 45 anni di carriera – spiega –. La prima è la Grande Vite del 1975, la più recente la Grande Ruota terminata all’inizio del 2020».

Tra le opere sparse nel verde compare anche il “Personaggio” realizzato nel 2014 in occasione di Argillà, quando il maestro svelò la propria creazione in Piazza del Popolo dopo una spettacolare cottura in pubblico: un evento ancora impresso nella memoria dei tanti faentini che vi presero parte.

Insomma, l’estro di una vita intera condensato in un “Giardino della Scultura”: proprio qui Sassi accolse le telecamere della televisione per quella che fu la sua ultima apparizione, andata in onda pochi giorni prima della morte.

Ricordando Dante

L’intenzione del Comune è di continuare a valorizzare l’opera del ceramista e un’altra tappa di questo percorso verrà segnata in occasione del primo anniversario della scomparsa.

Dal prossimo 6 luglio il complesso Ex Salesiani ospiterà infatti un’installazione a tema dantesco dedicata all’artista: in esposizione ci saranno le riproduzioni di Inferno, Purgatorio e Paradiso, tre grandi pannelli nati da una commissione del 2010. Ad accompagnare l’inaugurazione, alle ore 19.30, ci sarà anche il jazz tanto amato dal maestro con il Nodo Trio della Scuola di musica Sarti, composto da Daniele Santimone, Giacomo Scheda e Tiziano Negrello.

Lo studio-laboratorio

Il parco di via San Biagio Antico non è però l’unico luogo manfredo legato alla memoria di Ivo Sassi: oltre alle numerose sculture collocate in città - si pensi ad esempio al “Grande Fuoco” in piazza delle Erbe o alle tre steli nella rotonda “Donatori di sangue” - va sicuramente citato lo studio-laboratorio di via Bondiolo, una chiesa sconsacrata che il Comune aveva concesso in uso all’artista.

Anche questo, grazie al lavoro dell’associazione Ivo Sassi, sarà reso visitabile, con l’idea di costruire al suo interno un progetto di didattica e formazione per giovani ceramisti.

Archiviazione delle opere

Intanto l’associazione ha anche iniziato l’archiviazione delle opere di Sassi: «Un lavoro – dice Carmen Fantinelli – che ci impegnerà per qualche anno».

«Abbiamo tutti il compito di mantenere viva la memoria di questo grande maestro – commenta il sindaco Massimo Isola –. Quella di Sassi è un’assenza importante. A Faenza abbiamo avuto una scuola di veri e propri artisti che hanno usato la ceramica in un’ottica di sfida alla materia: Sassi era tra questi, con le sue opere sempre in grado di suscitare sussulti e turbamenti».

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