Faenza, già arrivati oltre 50 rifugiati ucraini

Faenza

Sono tra i 50 e i 70 i profughi giunti dall’Ucraina nella città manfreda dall’inizio della guerra: numeri ancora imprecisi per via della volatilità della situazione, tra arrivi comunicati in ritardo e iniziative autonome. A seguire la crisi per il Comune di Faenza è principalmente l’assessore alle politiche sociali Davide Agresti, in coordinamento con tutti i canali ufficiali, dalla diocesi alla Prefettura passando per Caritas, oltre che con una nutrita rete di associazioni e volontari.

Ieri mattina Agresti, insieme alla collega con delega all’istruzione, Martina Laghi, ha incontrato le dirigenti delle scuole elementari e medie della città: «Circa un terzo delle persone arrivate – spiega l’assessore – è rappresentato da minori. Stiamo lavorando per attivare quanto prima l’inserimento scolastico di bambini e bambine, privilegiando l’area geografica».
Ciò significa che probabilmente i minori ucraini verranno assegnati alla scuola più vicina alla sede d’accoglienza rintracciata per loro.
Un altro aspetto da prendere in seria considerazione è quello del supporto psicologico da fornire ai rifugiati, persone che da un giorno all’altro hanno dovuto lasciare la propria vita di sempre per sfuggire alle bombe. In diversi casi si tratta di donne lasciate sole con i figli, perché i mariti sono stati costretti a rimanere per combattere. La decisione sarà con ogni probabilità quella di affidarsi al Sipem, la Società italiana di psicologia dell’emergenza, fondata nel 1999 e già intervenuta sul suolo nazionale in occasione di drammatici episodi quali terremoti o, fra i più recenti, il crollo del Ponte Morandi a Genova.
«Un intervento di psicologia di emergenza – commenta Agresti – può essere fondamentale per cercare di lenire nell’immediato traumi pesantissimi». Intanto, fra le segnalazioni riguardanti i prossimi arrivi, c’è ancora una madre con la figlia: si stanno muovendo in autobus e dovrebbero arrivare a Bologna per poi raggiungere Faenza, dove dovrebbero essere inserite nel contesto familiare di riferimento.

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