FAENZA. Enigmi degni del Codice da Vinci affascinano studiosi e ricercatori caricando di importanti novità il cinquantennale del ritrovamento dei Bronzi di Riace, avvenuto nel 1972. Intorno alle due splendide fusioni greche del V secolo a.C. ammirate a Reggio Calabria, i rumors sono diventati tanti e adesso sfiorano anche Faenza. È nella città manfreda che risiede Enrico Cappelletti, uno dei maggiori esperti a livello internazionale di reperti archeologici subacquei, il quale potrebbe essere coinvolto in nuove ricerche, in merito ad altri Bronzi che si troverebbero nello Ionio. L'esploratore faentino ha al suo attivo imprese e libri di archeosub, basti ricordare il suo contributo ai ritrovamenti della corazzata Roma al largo della Sardegna o del piroscafo Polluce, carico d'oro e gioielli, nei fondali dell'Elba. Insomma sui Bronzi di Riace, Cappelletti ha voce in capitolo, perciò anche Sky News e altri media lo hanno già contattato quale esperto.
Tra verità e leggende
Ad accendere le cellule fotoelettriche sulle due statue sono una serie di verità nascoste, a volte leggende, a volte denunce inascoltate e appelli lanciati su più fronti: dalla trasmissione Le Iene ad iniziative pubbliche, dalle esternazioni del sindaco di Riace, alle ipotesi elaborate da Daniele Castrizio, professore ordinario di Numismatica greca e romana all’Università di Messina e componente del Comitato scientifico del Museo Archeologico di Reggio Calabria. Tutte fonti che alimentano la possibilità che i Bronzi fossero tre, appartenenti addirittura ad un gruppo di cinque, ipotesi che aprirebbero la caccia sui fondali dello Ionio. Ed è qui che entra in scena Enrico Cappelletti la cui esperienza può rivelarsi utile.Il terzo Bronzo
«Il sindaco di Riace, Antonio Trifoli - spiega Cappelletti - vuole fare partire una nuova campagna di ricerche per verificare l'ipotesi che possa esistere un terzo Bronzo. Rifacendosi a studi riferiti a un gruppo di cinque statue affondate con la nave che da Roma era diretta verso Costantinopoli, ha dichiarato che vorrebbe avviare scavi ad hoc, fatti da studiosi e personale specializzato con nuove tecnologie. L’ultimo scavo serio risale a 30 anni fa. Poi non è stato fatto altro. Anni addietro però una nave americana, attraverso i sonar, rilevò delle anomalie metalliche sui fondali che meriterebbero un approfondimento, magari si tratta della terza statua su cui però si aggira un intrigo internazionale».