Faenza: eredita una fortuna, badante a giudizio con la famiglia

Faenza

Era la badante di uno dei più noti imprenditori faentini, uno storico allevatore ricordato alla sua morte anche per le cariche rivestite nel panorama dell’economia manfreda. Lo aveva assistito negli ultimi anni di vita, standogli vicino anche quando l’anziano era rimasto vedovo. E per questi suoi servigi, la riconoscenza era stata alta: uno stipendio mensile da 5mila euro, un costoso appartamento alle porte del centro e due polizze vita da oltre un milione. Ma per l’accusa i compensi da manager e i generosi regali ricevuti fino al 2018 da una 56enne di origine albanese, sarebbero stati frutto di attenzioni mirate a fare breccia sulla lucidità ormai vacillante dell’attempato imprenditore. Così, dopo la denuncia sporta dalla figlia del defunto, la colf è finita a processo per circonvenzione d’incapace; e con lei pure il marito, connazionale 66enne, il figlio 35enne e anche la compagna di quest’ultimo, una 41enne sudamericana con l’accusa di riciclaggio per avere in qualche modo ricevuto beni e proprietà del defunto. Ieri sono stati tutti rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Corrado Schiaretti. La figlia dell’imprenditore si è invece costituita parte civile con l’avvocato bolognese Gino Bottiglioni. I quattro imputati hanno scelto come difensori gli avvocati Andrea Visani e Ivano Chiesa (quest’ultimo è il legale milanese noto per essere il legale di Fabrizio Corona), intenzionati a dimostrare a dibattimento la propria innocenza. Al momento, però, parlano i capi d’accusa messi nero su bianco dal sostituto procuratore Daniele Barberini, che porteranno al pubblico dibattimento

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