Faenza, cigni in gabbia al parco: a processo gestore e veterinario

Faenza

Anziché pascolare tra l’erba e il laghetto del parco erano chiusi in gabbia divisi per specie: due cigni neri australiani in una e un’oca canadese nell’altra. Uno spazio ben più ristretto rispetto agli 8 ettari del parco Bucci, all’interno del quale gli altri esemplari erano liberi di spostarsi in pieno periodo degli amori. Condizioni ritenute inidonee, quantomeno dopo l’accertamento dei Carabinieri forestali, che nel settembre del 2020 hanno avviato le indagini costate un decreto penale di condanna per la presidente dell’associazione di promozione sociale “Piccola Oasi di Lilly e i Vagabondi”, titolare della gestione del parco, e il medico veterinario incaricato delle cure degli animali presenti nel polmone verde della città. Un provvedimento penale pari a un’ammenda da 1.500 euro ciascuno, che entrambi – accusati di avere tenuto animali in un ambiente incompatibile con la loro natura – hanno deciso di impugnare finendo così a processo davanti al giudice Roberta Bailetti.

Le accuse

Secondo quanto contestato i tre esemplari soffrivano all’interno delle gabbie. I due cigni, altezza di circa un metro e mezzo e apertura alare di due, condividevano uno spazio di 6 metri quadri. Spazi piccoli, almeno stando al parere del consulente interpellato dagli inquirenti (sentito ieri dal vice procuratore onorario Adolfo Fabiani), idoneo per non più di una giornata o due per evitare che patissero uno stress eccessivo. L’oca, oltretutto, era successivamente deceduta. Vedendo in foto le singole gabbie, il veterinario interpellato dall’accusa avrebbe oltretutto evidenziato l’assenza di acqua e cibo (seppure a distanza di giorni dall’avvenuta liberazione dei volatili), rimarcando anche che la maglia della grata a terra non era larga a sufficienza per evitare potenziali lesioni alle zampe.

I difensori

Accuse respinte dalle difese dei due imputati, rappresentati dagli avvocati Barbara Liverani, Massimiliano Bacillieri e Domenico Di Bernardino. Avvalendosi della consulenza del professor Angelo Peli, specialista in veterinaria con svariate collaborazioni accademiche, hanno cercato di dimostrare la correttezza dell’operato del gestore del parco e del veterinario. Secondo la tesi difensiva, i cigni erano stati spostati dal più piccolo parco Della Rocca al parco Bucci. Per evitare che nella stagione dell’accoppiamento il loro ingresso in un nuovo territorio li portasse ad attaccarsi con altri esemplari maschi, erano stati tenuti in gabbia in via precauzionale in vista della successiva liberazione (che peraltro avvenne senza complicazioni). Diverso il caso dell’oca. Malata e zoppa, era stata catturata per essere curata. Insomma, secondo l’esperto chiamato a deporre dai legali, il veterinario avrebbe agito secondo quanto imposto da «tutte le norme», arrivando addirittura a imboccare l’oca per cercare di salvarle la vita. Uno sforzo lodato dal consulente «per la pazienza e la dedizione». Il processo proseguirà con l’escussione di altri testi, prima della sentenza.

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