Faenza celebra Bendandi, l'uomo che prevedeva i terremoti

Faenza

FAENZA. Una vita appartata e dedicata allo studio, una fine enigmatica che ancora suscita diversi interrogativi: la parabola biografica di Raffaele Bendandi, il faentino che affermava di poter prevedere i terremoti, potrebbe essere il soggetto di un thriller in salsa scientifica, ricca com’è di zone d’ombra tra documenti scomparsi, segreti e misteri. Il corpo senza vita di Bendandi fu ritrovato il 3 novembre 1979, nell’abitazione di via Manara: a quarant’anni di distanza dalla scomparsa, la Casa Museo a lui dedicata ha deciso di organizzare alcuni eventi commemorativi per approfondire la conoscenza di una figura tra le più affascinanti del Novecento manfredo.

Esperti a confronto
Si partirà sabato con un convegno al Mic durante il quale interverranno, dalle 15, Graziano Ferrari, Franco Gabici, Giancarlo Mazzuca, Paolo Cortesi, Riccardo Chiesa, Guido Buldrini e Margherita Calzoni. Ma il culmine delle celebrazioni bendandiane sarà giovedì 31 ottobre, alle 16.30, quando inaugurerà la mostra allestita presso la Galleria d’Arte della Molinella.

Lettere e fogli di studio
«Verrà esposto molto materiale inedito – spiega Paola Lagorio, presidente della Casa Museo Bendandi – frutto dell’intenso lavoro svolto in questi anni». In mostra si potranno così vedere lettere, cartoline e fogli di studio di Bendandi, scelti da una sterminata collezione che comprende oltre 30mila documenti, recentemente fatti stampare dall’associazione “La Bendandiana”.

Incendi misteriosi
Una collezione che però, come spiega Lagorio, fa largo a domande senza risposta: «Una parte cospicua del materiale fu bruciato in gran fretta, e probabilmente non si saprà mai cosa contenessero quei fogli». È invece certo che l’attività di studio dei terremoti svolta da Bendandi fu avversata dalla comunità scientifica ufficiale, che gli rifiutò sempre un qualsiasi riconoscimento: «Solo oggi – aggiunge Lagorio – diversi enti internazionali iniziano ad ipotizzare che le ragioni dei terremoti vadano ricercate al di fuori della Terra, e in particolare nella forza di gravità esercitata dalla Luna».

I giocattoli
Bendandi fu dunque un visionario in anticipo sui tempi? Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto, una luce nuova sulla sua giovinezza la getta proprio la mostra alla Molinella, dove saranno per la prima volta visibili alcuni giocattoli in legno da lui intagliati: non tutti sanno che era proprio attraverso questa attività che Bendandi si guadagnava da vivere. «Aveva imparato l’arte dell’ebanisteria alla scuola Minardi – prosegue Lagorio – dove fu allievo del grande Achille Calzi. Oltre ai giocattoli, alla Molinella si vedranno così anche diversi disegni realizzati dal giovane Bendandi». Infine, si cerca una collocazione pubblica adeguata per il busto realizzato da Pietro Lenzini e Rolando Giovannini, anch’esso collocato nel percorso espositivo della Molinella: una sorta di risarcimento postumo per un uomo che in vita fu guardato con sospetto. «Un uomo che ormai fa parte dell’immaginario culturale dei faentini», commenta l’assessore comunale Antonio Bandini.

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