Parità di genere, quote rosa, discriminazioni sessuali sono argomenti di cui il politicamente corretto si riempie la bocca, ma nei fatti la situazione non è poi così rosea. Le differenze tra uomo e donna sono ancora molteplici, tant’è che un recente studio ha calcolato che ci vorranno ancora 136 anni prima di raggiungere una reale parità sul lavoro e retributive. A Faenza solo tre strade sono intitolate al genere femminile, le vie Diamante Torelli, Gianna Boschi e Rosa Casadio. Lo ha rilevato il presidente del consiglio comunale, Niccolò Bosi, intervenuto insieme al vicesindaco Andrea Fabbri all’inaugurazione di “Siamo tutt* Artemide” al Palazzo delle Esposizioni, nell’ambito di “Sorelle Festival 2022” rassegna spalmata con eventi, mostre, incontri in tutta l’Unione faentina fino al 31 marzo.
La mostra contiene visioni fotografiche e pittoriche ma attrae gli sguardi un percorso riservato a diverse figure di donne nei secoli protagoniste nella conquista dell’indipendenza sociale, economica e politica, oppure che hanno segnato la storia e si sono distinte in Romagna: da Galla Placidia a Raffaella Carrà a Maria Cristina Mazzavillani Muti.
Il destino di quattro di loro si lega a Faenza: Wanda “Muky” Berasi (legata al ceramista Matteucci), forse la più nota in quanto deceduta da pochi mesi, e poi Barbara Manfredi (figlia di Astorgio II Manfredi), Iris Versari (la partigiana compagna di Silvio Corbari) e Elisabetta “Bitta” Santolini (musa e amante di Domenico Baccarini). Tralasciando Muky che tanti hanno conosciuto, Barbara Manfredi (1444-1466) morì a 22 anni, era la figlia prediletta di Astorgio II Manfredi signore di Faenza: fu promessa sposa a Pino III Ordelaffi, signore di Forlì, a soli sette anni, mentre la sorella Elisabetta sposò il fratello di lui Francesco “Cecco” Ordelaffi.
Insieme al marito ordì una congiura nei confronti della sorella e del cognato, entrambi avvelenati, lei morì allo stesso modo per mano del consorte: pare avesse stretto una relazione con un letterato di corte fiorentino.
Iris Versari (1922-1944), originaria di San Benedetto in Alpe, Medaglia d’oro al valore militare combattè e morì in battaglia, unita alla banda del faentino Silvio Corbari al quale era legata sentimentalmente.
Elisabetta “Bitta” Santolini (1884-1909) morta a soli 25 anni fu la malinconica musa ispiratrice di cui si innamorò Domenico Baccarini: le sue fattezze e il suo volto furono febbrili per l’artista che immortalò la Bitta nelle sue più famose creazioni. F.D.