Il dogo argentino che lo scorso luglio aveva azzannato improvvisamente una 59enne procurandole gravi ferite a mani e braccia è stato abbattuto: agli agenti della Polizia locale del presidio di Brisighella che le avevano notificato l’ordinanza con cui il sindaco disponeva per il cane un percorso di recupero comportamentale, la padrona ha infatti risposto esibendo il certificato di morte dell’animale, soppresso poco prima da un veterinario del Forlivese. Una sorpresa sia per gli agenti che per i carabinieri del borgo dei tre colli, ma anche per l’unità operativa Sanità animale dell’Ausl, i cui veterinari avevano visitato il dogo, di circa un anno e mezzo di età, in seguito all’aggressione, trovandolo «in ottima salute». Non a caso la relazione sulla pericolosità del cane redatta dai professionisti parlava di un rischio di «grado 2», sì elevato ma comunque tale da scongiurare l’abbattimento.
Il direttore dell’unità operativa dell’Ausl aveva recepito l’indicazione, proponendo per il dogo l’avvio di una «terapia comportamentale finalizzata a un recupero», e il sindaco Massimiliano Pederzoli aveva a sua volta raccolto l’invito firmando l’ordinanza «a tutela del benessere animale e dell’incolumità pubblica».
Era anche stata individuata la struttura in cui il dogo avrebbe dovuto seguire tale percorso insieme a esperti del settore: il canile comunale di Faenza. A coprire le spese per la terapia doveva essere la padrona del cane.
Tuttavia, quando la documentazione necessaria per l’avvio delle pratiche era ormai pronta, gli agenti della Polizia locale dell’Unione della Romagna faentina hanno dovuto prendere atto che l’animale era ormai morto, comunicando all’Ausl il decesso. Ai carabinieri che hanno preso in carico le verifiche sull’aggressione resta quindi da capire cosa abbia portato all’abbattimento: non è da escludere nemmeno che il veterinario che ha proceduto alla soppressione abbia scoperto, nel visitare il dogo, una grave malattia di cui non si erano invece accorti i colleghi dell’Ausl. L’unica certezza riguarda i danni subiti dalla donna aggredita dal cane, una vicina di casa della padrona, che ha dovuto sottoporsi a diversi interventi chirurgici e, a distanza di diverse settimane da quell’attacco improvviso, ancora fatica a recuperare la sensibilità del braccio.
Vergognoso,prima di abbattere il cane quel veterinario avrebbe dovuto informare le autorita’ che ne avevano disposto il recupero. Maltrattamento e uccisione di animale.
Le certezze sono 2, non una, l’ulteriore certezza è proprio la soppressione del cane. Pratica quest’ultima attuabile solamente per grave malattia, oppure su indicazione di pericolosità (grado 3) dell’AUSL di competenza. Dalla descrizione e cronologia degli eventi esposti, esclusa la pericolosità, sorgono purtroppo dubbi circa la liceità della soppressione eutanasica, vista evidentemente la recentissima diagnosi di “ottima salute”.