Fabio Troiano a Riccione omaggia Gaber con "Il dio bambino"

Questa sera nella sala Granturismo in piazzale Ceccarini 11 alle 21, Fabio Troiano interpreterà uno dei monologhi più emblematici di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, ovvero “Il dio bambino”, storia d’amore di tragicomica contemporaneità cui fanno da contrappunto i frammenti di alcune canzoni di Gaber. Lo spettacolo teatrale approfondirà, dopo “Parlami d’amore Mariù” e “Il Grigio”, il particolarissimo percorso teatrale del Gaber di quegli anni. Esempio emblematico del suo teatro di evocazione, “Il dio bambino” racconta una normale storia d’amore che si sviluppa nell’arco di alcuni anni: un uomo a confronto con una donna, il migliore testimone per mettere in dubbio la sua consistenza, la sua presunta virilità. Ambientato in un metaforico locale in disfacimento, tra bottiglie semivuote e fiori calpestati, a raccontare allusivamente una sorta di festa finita male, lo spettacolo è contrappuntato da frammenti di canzoni di Giorgio Gaber, che guidano lo spettatore nell’interpretazione di un racconto di tragicomica, potente contemporaneità. Ne abbiamo parlato con l'attore.

Troiano, cosa l'ha portata a dire sì a questo spettacolo?

«È senza tempo: era attuale trent’anni fa, lo è oggi e lo sarà sempre. Parlo d’amore e i sentimenti sono il nucleo centrale di ogni essere umano, l’amore è universale. Chi vedrà questo spettacolo non potrà non riconoscersi con ciò che vedrà in scena».

Perchè proprio “Il dio bambino” come titolo?

«È un titolo emblematico che racchiude in sé tutto lo spettacolo. Ognuno di noi ha un bambino dentro di sé che ci spinge a tardare il più possibile l’entrata in età adulta, eppure questo passaggio è inevitabile».

In questo spettacolo, racconta dell’amore ma in che modo?

«Portiamo in scena un pezzo di vita di un uomo dal momento in cui incontra una donna, se ne innamora e attraversa tutte le possibili fasi, dallo stare insieme al tradimento, dal mettere su famiglia al dividersi. È un inno all’amore».

Giorgio Gaber affermava: «Date fiducia all’amore, il resto è inutile». È così?

«Certamente, tutto il resto non conta. Non è mai razionale, ci travolge. Accade a prescindere da noi. Vince sempre».

In che modo si relaziona con Gaber?

«Per me è stato un privilegio. Porto in scena quello che lui stesso recitava. È sempre stato un fine intellettuale che sapeva parlare con tutti con chiarezza e profondità».

Per quali motivi Gaber è così contemporaneo?

«Perchè ci racconta di tematiche che saranno per sempre universali. L’amore è come ce lo racconta».

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