Fabio Biondi: quale futuro per il teatro?

MONDAINO. Dopo 50 giorni di sospensione totale delle attività a seguito della pandemia da coronavirus, anche la realtà delle residenze artistiche ha avanzato proposte per la fase due. Ne abbiamo parlato con Fabio Biondi, direttore dell’Arboreto di Mondaino, Centro di residenza dell’Emilia-Romagna.

Nella prima settimana di aprile avete prodotto e inviato un documento al ministero della Cultura, settore spettacolo dal vivo, e alla Conferenza unificata Stato-Regioni e Province autonome. Di cosa si tratta?
«Essenzialmente è una nota tecnica, redatta e approvata all’unanimità dall’Assemblea delle residenze riconosciute dall’articolo 43 del Fus (Centri di residenza e artisti nei territori) riunitasi, in videoconferenza, il 7 aprile. Vi hanno preso parte la stragrande maggioranza dei soggetti italiani titolari di residenza».

Preso atto delle condizioni straordinarie dettate dall’emergenza Covid-19, quali sono i punti che avete focalizzato?
«I punti sono otto. E nel primo chiediamo che, per l’annualità 2020, Stato, Regioni e Province autonome confermino alle residenze dell’articolo 43 del Fus almeno il medesimo contributo che è stato deliberato a favore per il 2019. E che ciò avvenga senza richiedere soglie minime di accesso al finanziamento a valere sul bilancio annuale precedente o in corso, né richiedere alle strutture titolari di residenza la compartecipazione del 20%, prevista dall’attuale normativa».

A fronte di quanto chiesto al punto uno, qual è il vostro impegno?
«Ci impegniamo a tutelare i livelli occupazionali delle nostre strutture e a redistribuire gli investimenti di Stato, Regioni e Province autonome a favore degli artisti, recuperando nel corso dell’anno tutte le attività artistiche e di attraversamento che sarà possibile recuperare, e comunque onorando una percentuale pressoché totale, o vicina alla totalità, dei contratti stipulati con gli artisti in residenza per l’anno 2020, anche nel caso in cui le attività non potessero effettuarsi in presenza».

Quali sono le proposte riferite all’attività creativa, in attesa che si definiscano le modalità di accesso ai teatri da parte del pubblico?
«Noi chiediamo al Settore Spettacolo del Mibact di farsi promotore della possibilità per i titolari di residenze di riprendere quanto prima, già nella Fase 2, le attività a sostegno dei processi creativi e di composizione di nuove opere, a porte chiuse, naturalmente realizzate con gli opportuni accorgimenti per evitare il contagio tra i lavoratori coinvolti, e ciò in anticipo rispetto alla ripresa delle attività che prevedono la presenza degli spettatori».

Rispetto alle decisioni adottate dal Fus, come vi siete posti?
«Abbiamo chiesto che le residenze non vengano separate dalle decisioni prese per tutti gli articoli del Fondo. Cioè, se verrà istituito nel 2021 un anno ponte, in vista di un nuovo triennio 2022-2024, chiediamo valga anche per le residenze. Inoltre che le attività 2020 si possano protrarre, per chi lo desidera, fino a marzo 2021. Infine che possano accedere agli interventi previsti dal decreto “Cura Italia” per il settore Spettacolo dal vivo».

Lei ha una sua proposta di riapertura. Ce la può anticipare?
«Sì, è un interrogativo: a porte chiuse, possiamo aprire i teatri, tutti i teatri? Nel rispetto delle disposizioni sanitarie e del distanziamento sociale, chiediamo la possibilità di aprire i teatri delle residenze rendendoli spazi sicuri e protetti per permettere agli artisti di riattivare subito i processi di creazione per la ricerca e la produzione di spettacoli. La stessa domanda la poniamo anche alle amministrazioni comunali e a tutti i teatri che resteranno chiusi per alcuni mesi aspettando il ritorno del pubblico: accogliere gli artisti per le residenze e le prove, permettendogli così di essere pronti quando riceveranno di nuovo gli inviti a tornare in scena, per esercitare la cultura dello spettacolo dal vivo».
«In questo periodo di profonde ferite – conclude Biondi –, tutti i teatri, al pari dei luoghi e dei progetti di residenza, possono svolgere una funzione vitale per le creazioni degli artisti e la rifondazione del sistema nazionale del teatro e della danza».

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