"Export e turismo sono i punti forti per la ripresa"

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Alessandra Florio, nuova direttrice regionale di Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo, ha già le idee chiare sulla situazione dell’economia in Romagna e sulle possibilità di sviluppo del territorio.

Dopo la pandemia e con la guerra in corso in Ucraina, come sta reagendo l’economia romagnola?

«A partire dalla seconda metà del 2020, e in misura ancora più marcata nel 2021, si era assistito a un forte rimbalzo dell’economia che si era tradotto in una crescita del Pil per l’Italia nel 2021, più rilevante rispetto a quanto osservato in altri paesi europei, anche grazie a un’evoluzione dell’export molto positiva. In questo contesto nel 2021 la Romagna ha registrato una crescita del valore aggiunto pari al 6,6%, in linea con quanto registrato a livello nazionale. La Romagna si attesta nel 2021 in un contesto di recupero rispetto alla crisi pandemica del 2020, pur non recuperando ancora del tutto sul 2019. Questo trend ha portato l’export a quota 11,7 miliardi con una crescita del 20% rispetto al 2020 e del 6,6% rispetto al 2019».

Quali settori hanno fornito le performance migliori?

«La meccanica ha incrementato del 12% il valore del 2019 e la filiera agro-alimentare ha registrato una crescita del 16%, quasi raddoppiando il valore di vendite all’estero nel medio termine: +85% rispetto al 2008. In pieno recupero rispetto alle esportazioni pre-pandemia anche la chimica, (+16%), l’elettrotecnica (+27%) e il comparto dei mobili con una crescita delle esportazioni del 51% rispetto al 2019. La filiera della pelle mostra invece ancora un calo del 9% rispetto al 2019 e il settore dell’abbigliamento nel 2021 ha registrato solo una lieve crescita del 3%, non sufficiente a colmare il divario con i flussi del 2019 che permane ad un -24%».

Quali i principali mercati di sbocco? Quanto incide il trend verso la Russia?

«Il ruolo della Russia come partner commerciale della Romagna si è progressivamente ridimensionato, passando dal 5% del totale delle esportazioni del 2008 al 2,3% dello scorso anno, concentrato nel sistema moda. Per l’export romagnolo vi è stato un forte impulso degli scambi con partner europei come Germania (+21% rispetto 2019), Francia (+18%), Polonia (+17%) e Olanda (+30%). Nonché un rafforzamento dei legami con gli Stati Uniti, che nel 2021 sono stai il terzo mercato di sbocco con 940 milioni di euro (+24% rispetto al 2019). In questo scenario i distretti romagnoli giocano un ruolo importante, rappresentando il 17% delle esportazioni complessive del territorio. Il mobile imbottito di Forlì registra un aumento dell’export del 64%, le macchine del legno e l’ortofrutta romagnola del 12%. Fanno fatica i distretti nel sistema moda, l’Abbigliamento di Rimini e le Calzature di San Mauro Pascoli, che mostrano un ritardo di circa il -26%».

In questo contesto quale ruolo riveste il turismo?

«L’allentamento delle misure di contenimento rispetto al periodo della pandemia ha consentito una ripresa della socialità evidenziando un trend positivo. La Romagna riveste un ruolo importante nel turismo, con il 70% delle presenze turistiche di tutta la regione. Nel 2021 rispetto al 2020 si è registrato un + 38% di presenze che ha portato a contenere il divario a un -21% rispetto al 2019. La provincia che sconta di più è Rimini. Nel 2022 si parla di un buon recupero rispetto al periodo pre crisi, con segnali positivi a Pasqua e nei ponti. L’Italia è una meta destinazione ritenuta sicura, se aggiungiamo qualità del servizio, accoglienza e prossimità che sono fattori determinanti per chi vuole andare in vacanza, è verosimile prevedere una ripresa importante. Il turismo è un settore interessato da profondi cambiamenti, la digitalizzazione è fondamentale e rappresenta un investimento importante. Per questo abbiamo approntato soluzioni e strumenti per supportare le aziende che vogliono investire aumentando gli standard qualitativi, la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale dell’offerta. Abbiamo creato finanziamenti specifici ideati per condividere questi obiettivi, che prevedono la riduzione del tasso d’interesse a seguito del raggiungimento di obiettivi di miglioramento condivisi con la banca».

Il porto di Ravenna risente della guerra in Ucraina, i traffici sono calati del 17,2%, quali sono le prospettive secondo lei?

«Il porto di Ravenna si distingue per il traffico di rinfuse solide e merci in colli, leader tra i porti italiani. È il primo punto di approdo per la regione (soprattutto per ceramica e cereali), visto il posizionamento nella politica della sostenibilità delle autostrade del mare rappresenta uno snodo fondamentale. I margini di sviluppo sono ampi, anche per la crocieristica e, quindi, la possibilità per i turisti di visitare anche l’entroterra. Ravenna, che ha un turismo meno legato alla stagionalità, ha dei dati che sono già a livello pre pandemico. Rilevante anche la progettualità legata alla sostenibilità energetica del porto, da luglio 2021 è infatti operativo il deposito di Gnl a servizio delle navi».

Su cosa dovrebbero investire le imprese romagnole per superare l’attuale fase di difficoltà?

«I trend sono quattro: innovazione tecnologica, digitalizzazione, transizione energetica, valorizzazione delle filiere, che sono anche al centro dell’accordo nazionale siglato da Intesa Sanpaolo e Confindustria per la competitività, innovazione e sostenibilità delle imprese. La transizione energetica permette alle aziende di diventare più autonome e ne accresce la competitività. Si tratta di un aspetto importante e urgente e gli imprenditori ne sono consapevoli. Come Intesa Sanpaolo abbiamo stanziato un plafond di 6 miliardi di euro per finanziare progetti di economia circolare e 2 miliardi per gli S-Loan, linea di finanziamenti che prevede premialità al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Nel 2021 in Emilia Romagna abbiamo registrato 250 milioni di euro di finanziamenti S-Loan, nei primi 4 mesi del 2022 solo in Romagna ne abbiamo erogati per 33,5 milioni».

Quali sono gli interventi che avete messo in campo a sostegno del territorio, considerate anche le opportunità che offre il Pnrr?

«Nell’ambito dell’accordo con Confindustria, che prevede un plafond nazionale di 150 miliardi, viene declinato un plafond di 13,2 miliardi per l’intera regione. In pratica proponiamo soluzioni e strumenti per favorire investimenti nelle tre direzioni previste dall’accordo: competitività, innovazione e sostenibilità. Gli imprenditori romagnoli sono consapevoli della complessità del contesto, si stanno riorganizzando e stanno mettendo in campo nuove soluzioni, restano vigili ai segnali di mutamento e si riadattano velocemente. Hanno imparato a cogliere i ‘segnali deboli’ e a reagire. È importante anche accompagnare e sostenere le aziende nel percorso di accesso ai fondi del Pnrr. Noi, nell’arco temporale del Piano, metteremo a disposizione 410 miliardi di euro di erogazioni a medio e lungo termine, di cui 270 per le imprese di ogni dimensione. Inoltre, abbiamo creato la piattaforma digitale “Incent now” che mettiamo a disposizione dei nostri clienti gratuitamente».

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