Estrazioni, a rischio l'accordo con Eni e le royalties per Ravenna

Ogni tre anni, a partire dal 1993, Eni e il Comune di Ravenna si siedono attorno ad un tavolo per discutere l’accordo di collaborazione che prevede il versamento da parte del Cane a Sei Zampe di royalties che di fatto vanno a compensazione dell’impatto ambientale dell’attività estrattiva al largo. Lo scorso anno, a marzo, l’accordo era stato rinnovato ma con durata annuale anziché quadriennale. Il motivo? L’incertezza dovuta al blocco delle ricerche di idrocarburi introdotta dal governo a guida Cinque Stelle che, nonostante alcuni tentativi anche recenti, ad ora sembra destinato a resistere e che ora mette in dubbio la firma stessa dell’accordo di collaborazione.

Scenario incerto

Lo scenario era stato in qualche modo previsto già lo scorso anno in questo passaggio dell’accordo: «Qualora per effetti di qualsiasi legge, provvedimento di carattere normativo comunque denominato, indipendente dalla volontà delle parti» dovesse mutare «lo scenario delle attività Eni in corso e in fase di sviluppo nel territorio del Ravennate, le parti concorderanno le modifiche a l’accordo, incluso l’ammontare dell’impegno complessivo». La lunghezza annuale e non, come d’uso, quadriennale faceva già presagire la possiblità di sorprese.

La trattativa

Ormai alla fine del 2020 e con l’accordo scaduto lo scorso anno, Eni e Comune di Ravenna non hanno ancora rinnovato il patto di collaborazione. Da quanto filtra, l’azienda anche con il blocco delle concessioni potrebbe essere disposta a rinnovare ma con un impegno meno gravoso rispetto ai tre milioni annui garantiti finora. L’assessore alle Attività produttive Massimo Cameliani conferma che il rinnovo dell’accordo non è certo: «Con lo stop alla ricerca di idrocarburi stiamo cercando di capire come rinnovare l’accordo. Siamo abbastanza fiduciosi ma la trattativa è aperta, il sindaco sta dialogando con Eni. Ci saranno alcune valutazioni da fare».

Cosa predeva l’accordo 2018

Il nono accordo è quindi tutt’altro che certo. In quello dello scorso anno era prevista la valutazione della chiusura della piattaforma Angela - Angelina, a lardo di Lido di Dante, e l’istituzione di un comitato scientifico dedicato al monitoraggio ambientale: ne fanno parte un totale sette membri, due nominati dall’azienda e cinque dal Comune, coordinati da un dirigente indicato dall’amministrazione.

I dati di questo monitoraggio ambientale sono tuttavia protetti da clausole di riservatezza, anche nell’ambito del segreto industriale.

Gli accordi di collaborazione tra Eni e Comune per il periodo 2000-2019, hanno visto un impegno economico da parte di Eni per 65 milioni di euro. «Gli interventi previsti dagli accordi – ricorda la stessa azienda nel suo sito – spaziano da attività a carattere ambientale, nell’ambito

dell’istruzione, della formazione e del sostegno dell’imprenditoria giovanile anche grazie al coinvolgimento della Fondazione Eni Enrico Mattei».

I fondi Eni sono stati utilizzati negli ultimi anni per interventi di ripascimento lungo la costa ma anche per le passerelle di legno a protezione delle dune del litorale. In anni recenti Eni ha sostenuto anche alcune iniziative culturali come le mostre al Mar.

L’accordo 2019 prevedeva l’erogazione da parte di Eni di un contributo massimo pari a tre milioni di euro per un anno per interventi riguardanti quattro diversi ambiti: monitoraggio ambientale; salvaguardia costiera e ambientale; energia e sostenibilità; sviluppo economico. Negli ultimi anni Eni era intervenuta in particolare con la fondazione Enrico Mattei che è impegnata nell’incubatore di impresa in Darsena. Si tratta appunto dell’azione a sostegno dello sviluppo economico che comprende quelle attività volte a supportare le iniziative di creazione e rafforzamento delle capacità imprenditoriali, all’incremento della competitività delle piccole e medie imprese del territorio, con particolare attenzione all’imprenditoria giovanile, nonché al sostegno di iniziative di carattere socio-culturale e manifestazioni di valorizzazione turistica del territorio come appunto le mostre.

Nel 2015 fece scalpore l’inserimento nell’accordo di un impegno da parte del Comune di un’azione di “lobbyng” presso la Regione che nel 2014 aveva bloccato le ricerche estrattive sul territorio.

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