Eshkol Nevo a Ravenna per presentare "Le vie dell'Eden"

Arriva a Ravenna per Scrittura festival, sabato 21 maggio alle 11.30 al teatro Rasi, lo scrittore israeliano Eshkol Nevo, con il suo ultimo romanzo “Le vie dell’Eden”, edito da Neri Pozza.

Nato a Gerusalemme nel 1971, studia psicologia all’università di Tel Aviv e lavora per anni come pubblicitario. La notorietà in veste di scrittore arriva nel 2004 con il romanzo “Nostalgia”, che vince nel 2005 il Book Publisher's Association's Golden Book Prize e nel 2008 il premio letterario francese “Raymond Valier”. Il suo lavoro successivo, “La simmetria dei desideri”, viene anche portato sulle scene come opera teatrale mentre il gruppo musicale israeliano Synergia ha in repertorio brani scritti da lui. Nevo è fondatore della scuola di scrittura House Workshops e tiene corsi di scrittura creativa all’università di Tel Aviv e alla Sam Spiegel Film School di Gerusalemme.

Il film di Moretti

Nel 2015 pubblica “Tre piani”, romanzo da cui il regista Nanni Moretti trarrà ispirazione per l’omonimo film, presentato a Cannes lo scorso anno. Nel 2020 pubblica “Vocabolario dei desideri”, in collaborazione con l’artista italiana Pax Paloscia, raccolta di racconti apparsi sul mensile “Vanity fair”. Il suo ultimo romanzo, “Le vie dell’Eden” è uscito quest’anno.

«Il mio avvocato dice che anche se decideremo di mentire in tribunale, conviene avere chiara la verità. E la cosa migliore è riportare tutti gli eventi esattamente come si sono svolti. Perciò eccoli qui». Inizia così “Le vie dell’Eden”, una storia in tre parti, come già “Tre piani”, in cui il racconto e la scrittura sono gli strumenti per dipanare il groviglio della vita, dei pensieri e dei sentimenti. E anche un modo per ricercare sollievo, in una sorta di confessione.

«In quel che scrivo – racconta Nevo in un’intervista al Manifesto – ogni personaggio è in grado di esprimere la propria versione delle cose e la medesima situazione viene osservata da molteplici punti di vista. Penso che questo modo di guardare alle cose sia frutto del contesto nel quale sono cresciuto, perché i miei genitori non sarebbero potuti essere l’uno più diverso dall’altro e avere opinioni tra loro più lontane su ogni cosa, a partire dall’educazione dei figli per finire su quale film vedere. Credo poi si tratti anche di un tema di grande attualità, nel senso che oggi dobbiamo tutti guardarci dalle fake news, chiederci cosa ci sia di vero e cosa no in quanto ci viene raccontato».

«È il mio libro più intenso – racconta all’Ansa – più aggressivo, più sensuale, direi quasi libidinoso. Ne ho parlato con la mia editor che ha cercato di contenermi mentre faceva l'editing ma per me questo è un libro rock and roll e lo volevo così. Avevo bisogno di questa istintualità, di questa pulsione forte che c'è nel romanzo. In 20 anni di scrittura, in questa fase della mia vita, doveva uscire così».

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