Ernia, rap e non solo al Beky Bay

Nel suo ultimo pluripremiato album Gemelli, Ernia, al secolo Matteo Professione, mixa sapientemente il pop made in Italy al rap puro.

La sua scrittura complessa e versatile gli consente di attraversare i generi e costruire incastri perfetti tra parole e rime. Stesso discorso per la nuova versione arricchita e ampliata dell’album ovvero Gemelli ascendente Milano.

Stasera alle 20.30 il rapper milanese si esibirà sulla spiaggia del Beky Bay di Bellaria.

Ernia, quando ha realizzato il suo ultimo disco, si aspettava questo successo?

«Ci speravo, ma subito dopo averlo concluso è subentrato il periodo di quarantena, non sapevo come sarebbe potuta andare. Non avevo un riscontro tangibile. Comunque è il mio disco migliore».

Cosa lo rende migliore rispetto ai suoi lavori precedenti?

«Sicuramente lo spirito con cui l’ho scritto, ero molto sereno, mi sono preso il mio tempo senza avere l’acqua alla gola. H potuto selezionare i pezzi migliori e scartarne altri. Sono arrivato a un punto in cui sentivo di non dover dimostrare più niente a nessuno come invece è successo per “68”».

Ci sono pezzi che il pubblico vuole sentire a tutti i costi?

«Sì, ci sono alcuni pezzi dei primissimi tempi, al pubblico piacciono, e li faccio con piacere».

Che rapporto ha con il successo?

«In realtà per me non è cambiato nulla, vivo come prima. L’unica cosa che è cambiata è che non pago più l’affitto perché mi sono comprato una casa».

L’album ha tante sfaccettature diverse, ma una sola anima.

«È un album con tante sfumature. Il filo rosso sono io, la mia persona, quello che sono».

Cos’è il rap oggi, ha ancora una valenza di denuncia sociale?

«In realtà questo aspetto di denuncia è una cosa tutta italiana. Il rap nasce come musica da party da suonare alle feste. Negli anni Ottanta ci sono state delle crew, dei movimenti di denuncia, ma il rap è anche tanto altro. Ognuno può fare quello che vuole, quello che sente importante, ma credo che il rap non abbia questa unica valenza. Io per esempio non credo nella politica e non mi sento di fare per forza testi di denuncia».

Potremmo dire che il rap ruota attorno alla scrittura?

«Per quel che mi riguarda, sì».

Qual è il motore, la leva principale che l’ ha fatta arrivare fino a qui dove è arrivato oggi?

«So che ho lavorato tanto. Ho iniziato quando avevo 12 anni, adesso ne ho 27. Ho passato la maggior parte della mia vita spesa a fare questo».

E da qui che direzione vorrebbe prendere?

«Non saprei dirti. Anche se lo sapessi comunque non lo direi».

Come è riuscito toccare il cuore del suo pubblico gran parte del quale la segue sin dai suoi esordi?

«Sono stato sempre io. Non ho mai recitato una parte. Non mi sono vestito in un certo modo e non ho seguito la corrente. Ho fatto sempre il mio e le persone, per forza di cose, si sono riviste in me, nella mia sincerità».

È vero che per lei è difficile emozionarsi?

«Sì, non sono particolarmente entusiasta della vita».

E le volte che capita cosa la emoziona?

«A volte mi emoziona la musica o un testo al di fuori del rap. Ogni tanto ascolto Enya la cosa più elevata per me, musicalmente parlando, quasi catartica».

Il suo rapporto con l’amore?

«Non sono uno che si innamora facilmente. Ho una relazione da un anno e mezzo e mi sento bene».

C’è qualche artista con cui vorrebbe collaborare e ancora non l’ha fatto?

«Marrakesh, chi non vorrebbe collaborare con lui».

E qualche artista completamente diverso da lei con cui le piacerebbe lavorare?

«Se penso a qualcuno di totalmente diverso, mi piacerebbe collaborare con Zucchero, Cesare Cremonini oppure Tiziano Ferro, che spacca sempre».

Cosa vorrebbe per il futuro?

«Mi auguro di continuare su questa linea».

Apertura porte ore 19. Biglietti 25 euro, www.ticketmaster.it

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