Erika, da Bologna a Sorbano di Sarsina per il laboratorio artigiano

Cesena

Mettersi in proprio ai tempi del Covid. È quello che ha deciso di fare la bolognese Erika Benigni, sarsinate d'adozione da qualche mese per vivere assieme al suo compagno. Erika aprirà lunedì 1 febbraio a Sorbano un laboratorio di restyling e recupero di vecchi mobili e complementi di arredo chiamato “Patina’n’Sofas”.

Alla base c’è una grande passione per il vintage e gli oggetti del passato. «Mi sono trasferita qui da Bologna per convivere col mio compagno. Ho studiato Economia all’Università e poi ho lavorato per circa 14 anni in un’azienda tra numeri e conti. Ho deciso tardi cosa volevo fare da grande. La svolta è arrivata con la crisi economica del 2007. L’azienda ci mise in cassa integrazione e mi ritrovai con tanto tempo libero. Fu l’occasione per approfondire attività che mi interessavano da sempre. Mi iscrissi a corsi per imparare a trasformare mobili e oggetti del passato. Iniziai a farlo per me. Poi passai alla tappezzeria: ero in quel momento capace di trasformare la struttura in legno di sedie e poltrone ma non sapevo come si potesse lavorare sulla parte imbottita e rivestita. Convinsi il papà di una amica, tappezziere in procinto di andare in pensione, a insegnarmi. Rimasi stregata da quel mestiere. Alla fine, prima di chiudere il suo negozio, mi regalò i suoi attrezzi che uso tuttora Non ho mai smesso di frequentare corsi, la tecnica in questo lavoro è importantissima. Così come la ricerca dei materiali: ogni cosa che esce dal mio laboratorio è un pezzo unico». E così la poltrona della nonna, sotto le mani di Erika, può tornare per esempio a risplendere, con nuovi tessuti e colori, come anche il vecchio armadio, mantenendo il suo valore affettivo pur trasformandosi in un pezzo unico stiloso e chic.

«Per carattere non mi definirei incosciente. Non sono una che si butta, ma forse un po’ coraggiosa lo sono nel voler avviare una nuova attività in questo momento. Il periodo mi spaventa molto. Però mi sono anche resa conto che in qualche modo bisogna andare avanti. Già all’inizio del 2020 ero pronta per aprire, poi il lockdown mi ha bloccata. Ho perso quasi un anno, ora devo ripartire. Anche il fatto di aprire in un posto nuovo, lontano da tutto ciò che mi è familiare, mi spaventa un po’. Ma qui a Sarsina mi sono trovata bene da subito, sento che sono nel posto giusto. Una differenza che ho riscontrato venendo da una grande città è che qui, forse perché ci si conosce tutti, c’è una grande collaborazione. Ho sentito da subito grande disponibilità e voglia di darmi una mano. Una piccola comunità sempre pronta a farti sentire a casa».

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